Thomas Sterns Eliot: poeta, drammaturgo e critico letterario statunitense.
Nel 1906 si iscrive all’università di Harvard.
Gli anni universitari e l’ambiente vivace della Boston di quegli anni rivestono grande importanza nella formazione di E., che in questo periodo si avvicina alla poesia di John Donne e dei metafisici, a quella degli elisabettiani, dei post-simbolisti francesi, dei provenzali, stilnovisti e soprattutto di Dante Alighieri.
Si trasferisce nel Regno Unito nel 1914 e nel 1927 ottiene la cittadinanza britannica.
Premiato nel 1948 con il Nobel per la letteratura, E. è autore di diversi poemi, alcuni dei quali destinati al teatro: Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock, La terra desolata, Gli uomini vuoti, Ash Wednesday, Quattro quartetti e The Cocktail Party. Nei Tascabili Bompiani anche Il libro dei gatti tuttofare, Assassinio nella cattedrale, Poesie, Tutto il teatro, Scritti su Dante.
E. ha precorso temi e forme secondo le quali la poesia ha saputo farsi interprete del Novecento e delle sue inquietudini. È uno dei poeti che meglio ha saputo esprimere il «consapevole disorientamento di un’epoca».
La sua poesia, o almeno quella parte della sua opera poetica composta fino alla conversione all'anglicanesimo, prefigura un mondo svuotato di significato; un mondo nel quale, al crollo degli istituti e dei valori tradizionali, non si sostituisce alcun nuovo sistema valoriale.
Ne La terra desolata questa consapevolezza amarissima è simbolizzata attraverso l’aridità e la desolazione.
E. è forse l'alfiere massimo di una poesia che unisce intelletto e sentimento, appoggiandosi saldamente alla lezione dei poeti metafisici che, com'è egli stesso a scrivere, "sentivano il loro pensiero immediatamente come il profumo di una rosa".
Ma la poesia di Eliot è debitrice anche nei confronti del simbolismo di Dante, il poeta che, a suo dire, esprime "la più grande intensità emotiva del tempo suo".
Di qui discende la teoria del "correlativo oggettivo", che ha conosciuto nel tempo grande fortuna critica e secondo la quale le emozioni del poeta devono oggettivarsi in immagini concrete, universalmente assimilabili.
Questo è reso possibile, in Eliot, dalla lingua: scabra, arida, quotidiana, e nello stesso tempo aperta a risonanze di sapore metafisico.