Dopo la morte del padre si trasferisce prima a Monaco con la famiglia, poi soggiorna con il fratello a Roma e Palestrina. Tornato a Monaco, lavora nella redazione del Simplicissimus, ma presto si dedica esclusivamente alla letteratura.
Il primo dopoguerra segna la sua definitiva affermazione, diventando massimo rappresentante della letteratura tedesca. Nel 1929 vince il Premio Nobel per la letteratura e pochi anni dopo decide di lasciare la Germania per trasferirsi prima nei Paesi Bassi e in seguito negli Stati Uniti dove rimane fino al 1952 per poi spostarsi in Svizzera.
Mann sin da subito imposta la problematica dell'isolamento dell'individuo di fronte alla società borghese, e porterà avanti tale questione in tutti i suoi romanzi e racconti. Decisivo per il suo sviluppo intellettuale diventa l'incontro con il pensiero nietzscheano, mentre nella qualità della scrittura subisce l'influenza dei grandi scrittori russi che si nota facilmente in uno dei suoi romanzi più importanti, Buddenbrooks: decadenza di una famiglia (1901).
Tra le altre sue opere ricordiamo Altezza Reale, La montagna incantata, Giuseppe e i suoi fratelli, Tristano, La morte a Venezia.