Il padre, il conte Niccolò Ariosto, di famiglia nobile ma non ricca, era capitano della cittadella di Reggio nell'Emilia.
Qui, dal 1500 al 1503, Ludovico avrebbe avviato una carriera militare per mantenersi e successivamente, fino al 1517, avrebbe svolto il servizio presso il cardinale Ippolito d'Este, fratello del duca Alfonso I.
Fu indirizzato dal padre allo studio delle leggi ma, dopo cinque anni di studi stentati, riuscì ad ottenere dal padre il permesso di dedicarsi a tempo pieno alla letteratura.
Nel 1500 il padre morì e l'Ariosto, come primogenito, dovette provvedere al mantenimento di una famiglia che era ben numerosa.
Con l'aiuto del fratello Galasso, imparò ad amministrare i beni di famiglia, procurò una sistemazione a fratelli e cospicue doti alle sorelle, dimostrando così di avere spirito pratico e senso della realtà.
Ludovico Ariosto fu abilissimo diplomatico e portò a termine incarichi, spesso confidenziali o delicati, per conto del cardinale Ippolito.
Nel 1517 però, l'Ariosto si alienò la benevolenza del cardinale rifiutando di seguirlo nell'arcivescovado di Buda, in Ungheria, avendo addotto a pretesto ragioni di salute e la necessità di provvedere al sostegno della famiglia.
I veri motivi erano altri: il desiderio di abbandonare il servizio del cardinale e soprattutto l'amore per Alessandra Benucci. Questa era la vedova del ferrarese Tito Strozzi, e Ludovico l'aveva conosciuta nel 1513. L'avrebbe sposata nel 1527 in gran segreto, per non perdere alcuni benefici ecclesiastici di cui godeva.
Nel 1516 l'Ariosto aveva pubblicato la prima edizione dell'Orlando Furioso e aveva composto versi latini, rime e due commedie.
Alla perdita del favore del cardinale e ai conseguenti svantaggi, rimediò il fratello di questi, il duca Alfonso, che accolse il poeta nella propria corte (1518).
Nel 1522 il duca gli assegnò l'ufficio di governatore della Garfagnana che obbligò il poeta a trascurare i suoi studi e lo costrinse ad usare metodi energici, invisi alla sua indole senz'altro pacifica, per sedare una violenta lotta tra fazioni.
Nel 1525, l'Ariosto riuscì a tornare a Ferrara e, avendo declinato la proposta di farsi ambasciatore presso papa Clemente VII, potè dedicarsi finalmente alla letteratura, ritirandosi assieme all'adorata moglie Alessandra in una modesta casa dove lavorò senza posa alle commedie e alla terza edizione dell'Orlando Furioso (1532).
In quello stesso anno il poeta si recò a Mantova per presentare una copia del Furioso all'imperatore Carlo V.
Al rientro a Ferrara, si ammalò di enterite e morì, dopo alcuni mesi di malattia, il 6 luglio 1533. Ludovico fu sepolto dapprima nella chiesa di S. Benedetto a Ferrara e successivamente venne tumulato con grandi onori a Palazzo Paradiso.