(Vicenza 1907 - Londra 1974) scrittore italiano. Si dedicò presto all’attività giornalistica collaborando al «Corriere della sera» e alla «Stampa». Fu condirettore, con G. De Robertis, della rivista «Pan» ed esordì come scrittore con i racconti La vedova allegra (1931), che già presentano i motivi peculiari della sua narrativa: l’ambiente veneto, psicologie complesse, tormentati personaggi femminili. In Lettere di una novizia, romanzo epistolare del 1941, P. ha narrato la tragica vicenda di una ragazza che lascia il convento in cerca di libertà, per poi morire in carcere: occasione per analizzare quell’ambiguità esasperata di certi sentimenti cattolici che emerge anche in Gazzetta nera (1943), Pietà contro pietà (1946), requisitoria contro le filosofie della guerra, I falsi redentori (1949). Pubblicò anche opere saggistiche tra il reportage e l’indagine di costume: De America (1953), Viaggio in Italia (1957).Nel 1962, con La coda di paglia, in polemica con un certo opportunismo antifascista, giustificò la propria attività giornalistica durante il regime. Nel romanzo Le furie (1964) descrisse l’emergere violento dei fantasmi del passato; ne Le stelle fredde (1970, premio Strega) tentò un romanzo filosofico incentrato sul tema della fine della cultura umanistica. Postumi sono apparsi i saggi Idoli e ragione (1975) e Verità e menzogna (1975).Legato a quel filone di cattolicesimo veneto, inquieto fino alla morbosità, che aveva espresso, per es., Fogazzaro, P. sviluppò nelle sue storie i temi dell’egoismo, della debolezza di coscienza e della doppiezza intellettuale, con una scrittura limpida che risente più dell’esempio stilistico dei moralisti che di una tradizione specificamente narrativa.