(Burdigala, odierna Bordeaux, 310 ca - 395 ca) poeta latino. Figlio di un medico, compì gli studi a Tolosa e insegnò per trent’anni grammatica e retorica nella città natale. Verso il 367 l’imperatore Valentiniano I lo chiamò a Treviri per educare il figlio Graziano; da entrambi ottenne benefici e cariche, fino al consolato (379). In tarda età si convertì al cristianesimo. La copiosa produzione di A., in prosa e in versi, porta il segno della matrice retorica; il suo impegno troppo spesso si isterilisce nell’esibizionismo erudito e nel virtuosismo metrico. Vena più fresca hanno l’Ephemeris, poemetto in vari metri, che descrive i diversi momenti della giornata del poeta, e i 483 esametri della Mosella, il suo capolavoro, che narra un viaggio lungo quel fiume. Compose inoltre Epigrammata, soprattutto erotici, e vari carmi in onore di Bissula, una schiava germanica. Di A. restano anche 25 lettere in versi, alcune delle quali indirizzate al suo discepolo Paolino di Nola.