Bruno Zevi (1918-2000), dopo aver studiato alla Sapienza di Roma e all'Architectural Association di Londra, si è laureato in architettura presso la Harvard Graduate School of Design, presieduta da Walter Gropius. Tornato in Europa, ha partecipato alla lotta antifascista nelle file del Partito d’Azione. Nel dopoguerra ha promosso l’Associazione per l’Architettura Organica (Apao) e «Metron. Rivista internazionale di architettura». Dal 1954 ha curato una rubrica sul settimanale «L’Espresso» e ha poi diretto la rivista mensile «L’architettura. Cronache e storia». È stato professore ordinario di Storia dell’architettura a Venezia e a Roma, vicepresidente – sin dalla fondazione nel 1959 – dell’Istituto Nazionale di Architettura (Inarch) e presidente del Partito Radicale. È stato inoltre segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (Inu) e deputato al Parlamento. Tra le sue numerose opere, molte delle quali tradotte in più lingue, ricordiamo Saper vedere l’architettura (1948), Storia dell’architettura moderna (1950) – entrambe pubblicate da Einaudi, di cui è stato a lungo consulente editoriale – ed Ebraismo e architettura (Giuntina, Firenze 2018).