Aleksandr Sergeevic Puškin, considerato uno dei massimi poeti della Russia del XIX secolo e il padre della moderna letteratura russa, fu autore di liriche, poemi, favole, romanzi, racconti, drammi e saggi.
Nato a Mosca nel 1799 da una povera famiglia aristocratica, cominciò molto presto a comporre versi.
Fu allevato da balie e precettori, frequentò poi il liceo di Carskoe Selo ed ebbe successo fin dal primo poema, Ruslan e Ljudmila, pubblicato nel 1820. Impiegato al ministero degli Esteri, fece parte di un gruppo di radicali, molti dei quali saranno coinvolti nella rivolta decabrista del 1825.
Nel 1820 fu cacciato dalla capitale e confinato a Ekaterinoslav, a causa di alcuni suoi componimenti poetici politici. Fu poi trasferito a Kišinëv in Moldavia, dove scrisse tra l’altro Il prigioniero del Caucaso, e quindi a Odessa.
Dal 1824 fu costretto a vivere in esilio dalla capitale, nell’isolamento della tenuta familiare di Michajlovskoe, vicino Pskov, e anche lì continuò a scrivere poemi diventando ben presto il maggior rappresentante del romanticismo russo.
Nel 1823 aveva iniziato a comporre il romanzo in versi Eugenio Onegin, pubblicato nel 1833.
Nel 1826 il nuovo zar Nicola II gli consentì di tornare a Mosca in segno di perdono e in cambio di ciò Puškin dovette mostrare di aver rinunciato ai suoi sentimenti rivoluzionari.
Nel 1830 si sposò con Natal’ja Goncarova, da cui ebbe quattro figli.
Durante il soggiorno a Boldino, nel 1830, scrisse alcune opere teatrali: Mozart e Salieri, Il festino durante la peste, Il cavaliere avaro e L’ospite di pietra.
Nel 1831 pubblicò il dramma storico Boris Godunov e, in forma anonima, I racconti del povero Ivan Petrovic Belkin.
Nel 1834 pubblicò La donna di picche e nel 1836 La figlia del capitano.
Aveva anche iniziato un’opera storica su Pietro il Grande che lasciò incompiuta. Indebitato e infelice per il suo matrimonio, Puškin morì per difendere l’onore della moglie in un duello con il barone francese Georges D’Anthès, a Pietroburgo, nel 1837.
Fonte: archivio Feltrinelli