(La Haye 1596 - Stoccolma 1650) filosofo e matematico francese. Nato in una famiglia di piccola nobiltà provinciale, studiò in un rinomato collegio di gesuiti. Partecipò alla guerra dei trent’anni; compì diversi viaggi in Europa; quindi si stabilì in Olanda, dove pubblicò le sue opere fondamentali: Discorso sul metodo (Discours de la méthode, 1637), Meditazioni metafisiche (Méditations métaphisiques, 1641), Principi della filosofia (Principes de la philosophie, 1644), Trattato sulle passioni dell’anima (Traité des passions de l’âme, 1649). Nel 1649 accettò l’invito della regina Cristina a trasferirsi in Svezia.Critico verso la filosofia scolastica, D. fonda, sul modello del metodo matematico, un nuovo metodo di investigazione filosofica che ne fa l’iniziatore del razionalismo moderno. Contro le opinioni precostituite, D. pone come principio del sapere la certezza del proprio pensiero e della propria esistenza (cogito ergo sum) e in base a essa giunge a giustificare, attraverso la prova ontologica dell’esistenza di Dio, l’essere del mondo. Ne ricava altresì il suo criterio di verità (l’evidenza delle idee chiare e distinte) e l’innatismo delle idee. Sul piano morale, per D. la conoscenza di un bene è sufficiente a invitarci a seguirlo: la virtù è la volontà di praticare ciò che giudichiamo un bene. Centrale nel pensiero di D. è infine il dualismo assoluto tra res cogitans (anima) e res extensa (natura ridotta a pura spazialità).L’ideale di perfezione che guidò D. nella ricerca della verità, si ritrova nel suo stile letterario: una prosa lucidissima, un autentico modello di chiarezza, nel quale riconosciamo l’ordine rigoroso e la tendenza all’analisi nel definire le passioni umane, che furono considerati elementi fondamentali della prosa classica francese. In particolare, il Trattato sulle passioni dell’anima, scritto in forma epigrammatica, incontrò il gusto letterario dei tempi nuovi, e i modelli della casistica psicologica in esso esposti confluirono con le esercitazioni apparentemente frivole del preziosismo.