(Laval 1873 - Parigi 1907) scrittore francese. Condusse una vita eccentrica e sregolata, identificandosi in parte con i suoi personaggi, e morì alcolizzato. Ottenne un successo di scandalo con Ubu re (Ubu roi, 1896), commedia satirica, originariamente concepita come spettacolo di marionette, che colpisce la stupidità e la violenza delle convenzioni sociali. A essa J. diede un seguito con Ubu incatenato (Ubu enchaîné, 1900), dove è ripreso lo stesso personaggio-maschera, grandiosamente negativo, dell’opportunista avaro e prepotente. La ricerca espressiva di J., marginale ma non estranea alla contemporanea esperienza dei simbolisti − basata su un ardito intreccio di comicità e di lirismo e su un gusto della deformazione verbale che ricorda Rabelais e anticipa i surrealisti −, è documentata da altre opere, in versi e in prosa, di fondo sempre «anarchico» e a tratti assai enigmatiche: I minuti di sabbia. Memoriale (Les minutes de sable. Mémorial, 1894), Cesare Anticristo (César Antéchrist, 1859), L’amore assoluto (L’amour absolu, 1899), Messalina (Messaline, 1901), Il supermaschio (Le surmâle, 1902), curioso esempio di avvenirismo grottesco, e Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico (Gestes et opinions du docteur Faustroll, pataphysicien, uscito postumo nel 1911). Sulla base di quest’ultima opera gli ammiratori e seguaci di J. vollero addirittura fondare una scienza, la «patafisica», solo parzialmente burlesca, definita come «la scienza delle soluzioni immaginarie» e destinata a studiare «le leggi che regolano le eccezioni».