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Ho deciso di leggere in libro in lingua originale, perché purtroppo la traduzione italiana è raffazzonata, piena di errori e redatta con uno stile piattissimo. Martin ha uno stile abbastanza elaborato, ma molto comprensibile, e lo si apprezza meglio godendosi la lettura in lingua originale. Rispetto ad altre opere, tuttavia, lo stile della narrazione cambia: se nella saga principale, Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, i narratori sono i protagonisti della storia, in questa opera, invece si ha un narratore unico, che racconta le vicende della dinastia dei Targaryen, citando perfino le varie fonti da cui attinge per scrivere il libro. Questa scelta stilistica rende la narrazione un po' lenta e macchinosa, in quanto l'autore, per mezzo del suo narratore, spende interi paragrafi per rivelarci che lo stesso fatto viene descritto in modi diversi dalle molteplici fonti e spesso si dilunga, per comunicarci i motivi per cui una determinata fonte è meno credibile di altre. D'altro canto, scrivere un trattato sulla storia della famiglia Targaryen ha permesso a Martin di consolidare e di amplificare il word building del Mondo del Ghiaccio e del Fuoco: il narratore unico infatti ci fa conoscere le caratteristiche dei draghi, le usanze del tempo, la realizzazione di leggi, edifici e strade che ritroviamo nei libri della saga principale, e per finire, le vicende di piccole famiglie e casate che negli altri romanzi vengono nominate al passato, perché oramai estinte. In generale, Fire and Blood si presenta come un'opera interessante, soprattutto nella parte centrale del romanzo, in cui si concentra sul regno di Jaeherys I e sulla successiva danza dei draghi. La lettura risulta un po' ostica, ma non è niente che non si possa superare con un po' di pazienza e facendo qualche pausa tra un capitolo e l'altro.
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