(Osaka 1734 - Kyoto 1809) scrittore e filologo giapponese. Fu adottato da una famiglia di agiati mercanti - forse figlio di una prostituta, forse abbandonato dalla madre - che gli assicurarono una buona istruzione, in particolare nella poesia classica, nello haiku, e nella letteratura cinese. Esordì nel 1767 con due raccolte di racconti che si ispirano nello stile quanto nei contenuti a Ihara S.: Scimmie di questo mondo che hanno orecchio per tutte le arti e Caratteri di concubine di questo mondo. Lo resero famoso due raccolte di racconti sui fantasmi, del tutto peculiari nel panorama letterario del tempo, nelle quali sviluppò uno stile proprio, estremamente erudito e ricco di riferimenti ai classici giapponesi e cinesi: Racconti di pioggia e di luna (1768) e Racconti della pioggia di primavera (1808). Si dedicò al recupero e allo studio di opere classiche come il Man’yoshu e alcuni monogatari, a volte in polemica a volte in accordo con gli studiosi del kokugaku. In quest’ambito, le sue opere più note, entrambe del 1794, sono: Commento al Man’yoshu e un saggio dedicato alla cerimonia del tè, Brevi parole di brezza. Del 1808 sono le sue memorie, Cronaca di prudenza e audacia.