"Nome d'arte di Marion Michael Morrison. Attore statunitense. Icona assoluta del western classico e protagonista ricorrente del cinema bellico dalla filmografia sterminata (oltre duecento titoli), personifica solidità morale, lealtà, patriottismo ed energico spirito d'azione: sintesi archetipica dei valori americani tra conflitto mondiale e guerra fredda. Promessa sportiva della University of Southern California, l'aitante «Duke», come era soprannominato, si mantiene facendo l'attrezzista alla Fox. È J. Ford, con cui stringe amicizia, a offrirgli le prime fugaci apparizioni (La casa del boia, 1928) e proporlo quale protagonista per Il grande sentiero (1929), epopea dell'Ovest di R. Walsh. Mutato il nome in J.W. affronta il western di serie B per Warner Bros e Monogram con ritmo alacre (dieci film nel 1933). Passa quindi alla Universal e a più riprese alla Republic (33 film tra il 1935 e il 1952), per la quale interpreta western seriali al ritmo di cinque/sei film l'anno (Il re dei Pecos, 1936, di J. Kane). Richiamato da Ford per il ruolo di Ringo Kid in Ombre rosse (1939), superclassico del genere, compie il balzo verso lo stardom hollywoodiano. Protagonista di avventure marinaresche dalla cupa ambientazione (Viaggio senza fine, 1940, di J. Ford) e dal ritmo avvincente (La strega rossa, 1948, di E. Ludwig), è più volte al centro del film bellico sul fronte del Pacifico: tra crude esperienze biografiche (I sacrificati di Bataan, 1945, di J. Ford) e superba costruzione classica (Iwo Jima deserto di fuoco, 1949, di A. Dwan, nomination). L'attitudine a personaggi severi, nella recitazione asciutta e istintiva, torna protagonista del western nell'afflato epico percorso da un teso rapporto edipico (Il fiume rosso, 1948, di H. Hawks) e nelle accentuazioni simboliche (In nome di Dio, 1948, di J. Ford). Con Ford percorre gli accenti genuinamente eroici e celebrativi del genere nella «trilogia della cavalleria» (Il massacro di Fort Apache, 1948; I cavalieri del Nord Ovest, 1949; Rio Bravo, 1950) e nel lirismo epico di Soldati a cavallo (1959); dà vita a una complessa e tormentata psicologia della frontiera dominata da cupi istinti (Sentieri selvaggi, 1956), per divenire figura nostalgica di un Ovest al tramonto (L'uomo che uccise Liberty Valance, 1962). Con Hawks la sua solidità si carica di risvolti ironici (Un dollaro d'onore, 1959) per brillanti variazioni (El Dorado, 1967) sul medesimo canovaccio (Rio Lobo, 1970). Monumentale in Il Grinta (1969, Oscar) di H. Hathaway, si congeda con un misurato ruolo da western crepuscolare (Il pistolero, 1976, di D. Siegel). Costituita nel 1948 una propria compagnia di produzione, la Batjac, è regista mediocre, enfatico e ridondante nell'epopea dell'Ovest (La battaglia di Alamo, 1960), reazionario e bellicista nella tragedia del Vietnam (Berretti verdi, 1968)."