Federico Fellini cresce in una famiglia piccolo-borghese, la madre casalinga e il padre rappresentante di commercio di generi alimentari. Si iscrive al liceo classico di Rimini.
Guadagna i primi soldi come caricaturista realizzando ritratti di attori celebri per il cinema Fulgor di Rimini. La sua attività di disegnatore e caricaturista continua anche negli anni successivi e gli frutta collaborazioni con giornali e riviste, tra cui la Domenica del Corriere e il settimanale fiorentino 420.
Nel gennaio 1939 si trasferisce a Roma. Dice di volersi iscrivere alla facoltà di Giurisprudenza ma è solo una scusa perché in realtà è interessato al mondo dell'avanspettacolo e della radio. Conosce Aldo Fabrizi, Erminio Macario e Marcello Marchesi e comincia a scrivere copioni e gag.
La radio fu galeotta perché, nel 1943, conosce Giulietta Masina, protagonista di un programma radiofonico da lui scritto, che presto diventa sua moglie. Dopo le prime esperienze come sceneggiatore durante gli anni della guerra, diventa in seguito un protagonista del neorealismo, sceneggiando con Roberto Rossellini Roma città aperta e Paisà, con Pietro Germi In nome della legge, Il cammino della speranza e La città si difende, con Alberto Lattuada Il delitto di Giovanni Episcopo, Senza pietà e Il mulino del Po.
Con Luci del varietà, nel 1951, esordisce dietro la macchina da presa in compagnia di Alberto Lattuada.
Nel 1952 dirige il suo primo film da solo, Lo sceicco bianco. Seguono I vitelloni (1953), in primo autobiografico, La strada (1954), con cui vince il suo primo Oscar, Il bidone (1955), Le notti di Cabiria (1957) che gli vale il secondo Oscar. Gli anni Cinquanta si chiudono con La dolce vita, pellicola con cui Fellini conquista la Palma d'oro a Cannes. Ma i premi che il regista italiano è destinato a vincere non sono ancora finiti.
Nel 1963 con 8½, si aggiudica due statuette, per il miglior film straniero e per i costumi. Seguono Giulietta degli spiriti (1965) e Fellini-Satyricon (1969). Degli anni Settanta ricordiamo Roma (1972), Amarcord (1973) che gli vale il quarto Oscar, Il Casanova (1976), Prova d'orchestra (1979).
Negli anni Ottanta La città delle donne (1980), E la nave va (1983), Ginger e Fred (1985), Intervista (1987).
Il suo ultimo film è La voce della Luna (1990), tratto da Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni.
Nel 1993, alcuni mesi prima di morire Fellini riceve il suo quinto Oscar, questa volta alla carriera.
Dopo aver dato alle stampe le sceneggiature de La strada, con Tullio Pinelli (1955, pubblicata a Parigi nello stesso anno dalle Edition du Seuil) e Il bidone (Il bidone, d'après le scénario de Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Flammarion 1956), è co-autore del volume Cinema e realtà di Brunello Rondi (Cinque lune 1957). A questi seguiranno le pubblicazioni delle sceneggiature de Le notti di Cabiria (Cappelli 1957) a cura di Lino del Fra, La dolce vita (Cappelli 1959) a cura di Tullio Kezich, 8½, (Cappelli 1963), a cura di Camilla Cederna. Nel 1962 L'Europeo pubblica in 4 fascicoli illustrati La storia di Via Veneto, firmata da Fellini ed Ennio Flaiano.
Impossibile elencare tutte le pubblicazioni successive. Ricordiamo ancora: Fare un film (Einaudi 1980), La voce della luna (due edizioni: Einaudi e La Nuova Italia, a cura di Lietta Tornabuoni 1990), Carissimo Simenon, mon cher Fellini. Carteggio di Federico Fellini e Georges Simenon (Adelphi 1998), Creature di sogno-Créatures de rêve. Catalogo della mostra di Fellini e Milo Manara (Hazard 2003), Racconti umoristici (Einaudi 2004), Il libro dei sogni, a cura di Tullio Kezich e Vittorio Boarini con una testimonianza di Vincenzo Mollica (Rizzoli 2007), Ciò che abbiamo inventato è tutto autentico. Lettere a Tullio Pinelli (Marsilio 2008), L'arte della visione : conversazioni con Goffredo Fofi e Gianni Volpi (Donzelli 2009).