Nome d'arte di Isur Gerselevic Danielovic «Demskij», attore statunitense. Di origini russe, laureato in lettere e diplomato all'American Academy of Dramatic Arts, inizia la carriera nei teatri di New York, recitando anche a Broadway. Sbarca a Hollywood nel dopoguerra, chiamato a interpretare il ruolo di un procuratore distrettuale in Lo strano amore di Marta Ivers (1946) di L. Milestone. L'anno successivo ha una parte di rilievo in Le catene della colpa di J. Tourneur e Le vie della città di B. Haskin. La sua capacità di caratterizzazione dei personaggi, unita al suo viso scolpito e volitivo, ne fanno subito una figura forte, spesso contrassegnata dal cinismo e dalla spietatezza. Non disdegna comunque anche ruoli brillanti, come in La cara segretaria (1949) di C. Martin, ma i toni della commedia non appartengono alle sue corde, tanto è vero che conquista l'interesse del pubblico con Il grande campione (1949) di M. Robson, in cui interpreta magistralmente la parte di un pugile di grande forza atletica ma di scarse qualità umane. Arriva al successo definitivo dando vita alla cinica figura di un giornalista senza scrupoli in L'asso nella manica (1951) di B. Wilder e subito dopo a quella del poliziotto spietato in Pietà per i giusti (1951) di W. Wyler. Di di tutt'altra pasta, invece, i suoi personaggi nel western Il grande cielo (1952) di H. Hawks, in 20.000 leghe sotto i mari (1954) di R. Fleischer, in cui è un marinaio dai forti tratti caratteriali, in Ulisse (1955) di M. Camerini e, infine, in Brama di vivere (1956) di V. Minnelli, dove impersona un Van Gogh già sull'orlo della follia. In Sfida all'O.K. Corral (1957) di J. Sturges fornisce una delle sue migliori prove nella parte di un sofferto e intenso Doc Holliday, personaggio storico dell'epopea western. Non è da meno nel graffiante pamphlet antibellico di S. Kubrick Orizzonti di gloria (1957). Per Kubrick recita anche in Spartacus (1960), nel ruolo del gladiatore trace che guida la storica rivolta degli schiavi contro l'impero romano. In Solo sotto le stelle (1962), un western «moderno» diretto da D. Miller, è straordinario nella parte del cowboy solitario e libertario, che fugge a cavallo nel deserto, inseguito da jeep e da elicotteri, e finisce travolto da un'auto attraversando una superstrada. Successivamente, fino a Caro zio Joe (1994) di J. Lynn, è presente in un'altra cinquantina di film. Nel 2003 torna a recitare insieme al figlio Michael in Vizio di famiglia di Fred Schepisi.
Muore a Los Angeles nel 2020.