"Attrice francese. Studia al prestigioso Conservatoire, l’Accademia d’arte drammatica parigina, e viene accolta nei ranghi della Comédie-Française in cui assimila l’impostazione classica e la confidenza con la tecnica. I suoi esordi cinematografici non le prospettano parti memorabili, pur in pellicole del calibro di Grisbi (1954) di J. Becker. La svolta avviene grazie a L. Malle, che in Ascensore per il patibolo (1958) le cuce addosso la parte di Florence, la moglie fedifraga che induce l’amante a ucciderle il marito. La forza innovatrice del film, già imbevuto di precetti Nouvelle vague, trova nella bellezza ambigua, tutt’altro che rassicurante, della protagonista una vera musa e la candida al successivo Les amants (1958), sempre di Malle, film scandaloso per l’epoca, incentrato sulla sensualità di Jeanne, moglie annoiata finita nelle braccia di due amanti e destinata ad abbandonare la famiglia per un futuro di libertà ma gravido di incertezze. Nel 1961 M. Antonioni, con La notte, sviluppa ulteriormente la personalità drammatica dell’attrice, incatenandola in un altro labirinto dei sentimenti dal quale il personaggio di Lidia uscirà senza certezze per approdare all’inestricabilità del nodo che stringe (e uccide) il triangolo di Jules et Jim (1961). È la mano di F. Truffaut ad apportare in questo film gli ultimi ritocchi al complesso profilo della M., che in Catherine assomma malinconie e slanci in nome di un amore indivisibile spinto fino alla morte. Nel pieno della maturità artistica, forte di una espressività totalmente compiuta, spazia a suo piacimento dalla Célestine di Diario di una cameriera (1964) di L. Buñuel al western al femminile di Viva Maria (1965) di Malle, al fianco di B. Bardot. Gli anni ’70 la vedono nei cast, fra gli altri, di I santissimi (1973) di B. Blier e Mr. Klein (1976) di J. Losey. Seguono la peculiare esperienza con R.W. Fassbinder in Querelle de Brest (1982) e la ineffabile parte della donna di mondo maestra di buone maniere per la killer Nikita (1990) di L. Besson. Lavora poi con grandi registi come W. Wenders (Fino alla fine del mondo, 1991; Al di là delle nuvole, 1995, coregia di M. Antonioni), T. Anghelopulos (Il passo sospeso della cicogna, 1991). Nel 2001, ormai incoronata dall’aura del mito vivente, rievoca le vicende d’amore della scrittrice M. Duras in Cet amour là di J. Dayan."