Critico e storico del cinema tedesco. Dal 1957 al 1970 è tra i principali redattori della rivista «Filmkritik», di cui assume la direzione negli anni caldi della contestazione. La sua attività di critico coincide con la stagione del Nuovo cinema tedesco. Pur non svolgendo un ruolo propulsivo nei confronti della Neue Welle tedesca paragonabile a quello dei «Cahiers» per la Nouvelle vague francese, «Filmkritik» sotto la direzione di P. funziona come cattiva coscienza di un movimento che presto si chiude in un intellettualismo di maniera. Il modello di riferimento è la «teoria critica» della Scuola di Francoforte: in questione non è tanto, o solo, un’idea di cinema, quanto un’idea di critica, definita in termini quasi utopici come attività chiave per la rinascita della cultura tedesca. La politica cinematografica deve riflettere una precisa politica culturale: il nuovo cinema ha senso solo come critica dell’esistente, per questo J.-M. Straub e J.-L. Godard diventano presto i numi tutelari della rivista. Nel 1962 P. scrive con U. Gregor una influente Storia dei film (Geschichte des Film), cui seguirà, nel 1965, Geschichte des modernen Film (Storia dei film moderni). Insieme a F. Grafe, che diventerà sua moglie, traduce testi di J. Renoir, Godard, F. Truffaut e E. Rohmer, promuovendo una conoscenza rigorosa della letteratura critica e teorica sul cinema. Il passaggio nel 1973 alla direzione del Filmmuseum di Monaco si configura come una sorta di continuazione del lavoro di lenta ricostruzione di un sapere sul cinema avviato durante l’attività di critico, come un ulteriore tentativo di colmare il vuoto di conoscenza – e di visioni – del passato del cinema che segna la Germania postbellica. Al Filmmuseum P. resta fino alla metà degli anni ’90 avviando un’importante opera di archiviazione e di restauro dei film della grande stagione di Weimar, tra cui spiccano le faticose ricostruzioni di alcuni capolavori di F. Lang come I Nibelunghi (1924), Metropolis (1927) e M, il mostro di Düsseldorf (1931). (lf)