(Castello di Fénelon, Guascogna, 1651 - Cambrai 1715) scrittore e moralista francese. Discendente da antica e nobile famiglia, ma povero di beni, scelse la carriera ecclesiastica non solo per necessità, ma anche per sincera vocazione. Ordinato prete molto giovane, conobbe Bossuet che facilitò la sua nomina, nel 1678, come superiore delle Nouvelles Catholiques, luogo di ritiro per le giovani protestanti neo-convertite, dove rimase per dieci anni. Il Trattato sull’educazione delle fanciulle (Traité de l’éducation des filles, 1687) è il suo primo importante scritto pedagogico, composto su richiesta del duca di Beauvilliers, che raccomandò F. a Luigi XIV come precettore per il duca di Bourgogne, erede al trono. Le sue idee pedagogiche si erano intanto evolute, come testimoniano il coraggioso Esame di coscienza sui doveri del re (Examen de conscience sur les devoirs de la royauté, 1694) e le Avventure di Telemaco (Les aventures de Télémaque, 1695), vasto romanzo educativo, vera e propria «ars regnandi». Il viaggio immaginario di Telemaco alla ricerca del padre Ulisse sotto la guida di Mentore crea l’occasione per divagazioni su vari argomenti, ispirate a una moderna idea di tolleranza e a concetti innovatori in campo pedagogico. Il re, inizialmente favorevole a F., finì per allarmarsi per l’insegnamento più politico che veramente morale da lui impartito al delfino, e lo allontanò da Parigi, nominandolo vescovo di Cambrai. Intese dall’autore come un invito a regnare in modo meno assoluto e più illuminato, le Avventure di Telemaco (pubblicate peraltro senza il permesso di F.) furono interpretate come una satira contro la corte e il governo di Luigi XIV. L’adesione di F. al quietismo esacerbò ancor più gli animi nei suoi confronti e compromise il suo avvenire, procurandogli l’ostilità dichiarata del suo antico benefattore Bossuet. Quando anche le ultime speranze di riabilitazione svanirono con l’improvvisa morte del delfino, F. si dedicò alla letteratura, componendo la Lettera all’Accademia (Lettre à l’Académie, 1714), in cui illustrò le sue idee sulla necessità di arricchire la lingua francese, divenuta troppo povera in seguito alle riforme malherbiane, ed espose i suoi progetti di rinnovamento per la poesia, il teatro e la storia, in nome di semplicità, naturalezza e verità. F. scrisse anche delle Favole (Fables, 1712) in prosa e i Dialoghi dei morti (Dialogues des morts, 1712), ritratti di personaggi storici. Fra le molte opere minori, notevoli il Trattato dell’esistenza e degli attributi di Dio (Traité de l’existence et des attributs de Dieu, 1712).