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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2015
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Forse è proprio il caso di prendere in considerazione la volontà dell’autore che ha definito questo libro come un ritorno, scusatemi il termine, al vecchio stile dei suoi primi lavori, come i racconti surreali e neri di “Fango”. L’unica differenza è che qui ci presenta un intero romanzo che, oltre a contenere avventure e personaggi buffi e cattivi, presenta un quadro satirico eccezionale della società di oggi. Da suo fedele lettore devo dire che gli altri lavori sono sicuramente più intensi ma la genialità di Ammaniti sta nel fatto che, come vi accennavo prima, ha volutamente rendere “leggero” questo romanzo. Buona lettura gente.
Il libro tocca talmente tanti temi e in una maniera così “spassosa” e divertente che ti ritrovi a sorridere anche di aspetti per i quali, versare due lacrime di commiserazione, non sarebbe poi una cosa difficile! Il dramma è che, nella fantasia, si trovano tracce di una realtà dilagante in Italia che affonda le sue radici nella perdita di senso e di consapevolezza dell’essere adulto nella continua ricerca del “piacere” in tutte le sue forme e sostanze e nell’allontanarsi da ogni forma di responsabilità come se il “memento mori” non fosse un monito per costruire ma per “divertirsi e godersela”. Da leggere.
"Che la festa cominci" è un libro coinvolgente: Ammaniti, con uno stile incalzante e una sequenza di eventi assurdi invoglia il lettore a divorare il libro, pagina dopo pagina. Vi chiedete di quali eventi assurdi sto parlando? Unite un quartetto di trentenni che cercano di tenere in piedi con scarso successo una setta satanica, un giovane scrittore opportunista e una grande festa che vuole essere l'apoteosi del lusso e degli eccessi. Ma il romanzo è molto di più: è una riflessione aggressiva e "arrabbiata" sulla società contemporanea, velata dall'assurdità della narrazione.
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