Compositore, etnomusicologo e didatta ungherese. Figlio di un ferroviere, trascorse l'infanzia in cittadine di provincia. Dal 1900 al 1904 studiò all'Accademia musicale di Budapest; nel 1906 si laureò in lettere con una tesi sul canto popolare ungherese. Iniziò così lo studio del patrimonio musicale popolare della sua terra, associandosi ben presto a Bartók in una ricerca che non avrebbe più abbandonato. Le quasi contemporanee scoperte dell'autentico canto contadino magiaro, di Debussy e degli impressionisti (frequentati a Parigi fra il 1906 e il 1907) e di Musorgskij, lo portarono a concepire, nel più genuino spirito nazionale, uno stile personale, lontano dal tardoromanticismo e dall'espressionismo, ma estraneo anche a ogni compiaciuto esotismo. Grandi meriti veniva intanto conseguendo, oltre che come studioso, come organizzatore della vita musicale in Ungheria. Professore (1907) e vicedirettore (1919) dell'Accademia di musica di Budapest, aderì ai programmi rivoluzionari di Béla Kun e, dopo la seconda guerra mondiale, a quelli della Repubblica popolare ungherese; dal 1946 al '49 fu presidente dell'Accademia ungherese delle scienze. Oltre a curare la monumentale edizione nazionale del Corpus musicae popularis hungaricae (1951) e la pubblicazione di raccolte di canti balcanici, K. portò a compimento una radicale riforma dell'insegnamento musicale nel proprio paese. I canti e i cori da lui elaborati su modelli del folclore magiaro e destinati a scuole e ad associazioni operaie e contadine entrarono così nel repertorio popolare. Sono circa un migliaio di brani per coro misto (virile, femminile, di voci bianche), molti dei quali radunati in raccolte didattiche; vi si trovano alcune delle più compiute espressioni della sua arte. K., che è insieme a Bartók il maggior esponente della musica magiara contemporanea, diede infatti il meglio di sé nell'ambito della musica vocale: oltre che nella produzione già citata, nel celebre Psalmus hungaricus (1932) e nel Te Deum (1936) per soli, coro e orchestra; nelle opere Háry János (1926), da cui trasse anche una nota suite sinfonica, La filanda magiara (1932), e Czinka Panna (1948); e nei numerosi Lieder. Ma non meno significativa è la sua produzione strumentale. Fra i lavori sinfonici sono da ricordare Sera d'estate (1906), le Danze di Marosszék (1930), le Danze di Galánta (1933), oltre alle variazioni sul tema popolare Il pavone volò (1938-39), il Concerto per orchestra (1939), la Sinfonia in do maggiore (1961), dedicata alla memoria di Toscanini.?Fra fra le composizioni da camera, 2 quartetti, 1 trio e 1 serenata per due violini e viola (1918), 1 duo per violino e violoncello, 1 sonata e 1 sonatina per violoncello e pianoforte, 1 sonata per violoncello solo, diversi pezzi pianistici.