Compositore, pianista e direttore d'orchestra boemo.
La giovinezza e gli anni di insegnamento a praga. Il padre, birraio, era dilettante di violino, e di sera suonava con gli amici quartetti di Haydn e di Mozart. Bedich, a quattro anni, era già in grado di sostituirlo, e a sei si esibì al pianoforte in una festa. Presto cominciò pure a comporre: al 1842 risale un galop che testimonia la sua innata inventiva. Nei nove anni di studio (1834-43) S. conobbe altre città ceche (i suoi si erano trasferiti a Jindichuv-Hradec, nell'alta Moldava, da dove egli fu inviato al collegio di Nêmecky-Brod, poi al ginnasio di Praga, dove ebbe come collega E. Hanslick, e infine a quello di Pilsen), entrando in vivo contatto con le tradizioni storico-culturali della sua gente. Continuava intanto a studiare pianoforte e violino. Nel 1840 fece il suo primo incontro importante: quello con F. Liszt, che si trovava a Praga per alcuni concerti. Da quel momento le composizioni pianistiche di S. si fanno più omogenee, più ritmicamente e gioiosamente sicure, mentre la polka, danza nazionale ceca, vi ha sempre più largo posto. A Praga S. studiò pianoforte e composizione con J. Proksch, che gli ottenne il posto d'insegnante di musica presso il conte Thun. Nel 1846, sempre a Praga, conobbe Berlioz. Un anno dopo compì un giro di concerti, ma era ormai tutto preso dall'idea di creare una propria scuola a Praga; nel 1848 scrisse per questo una commovente lettera a Liszt che, al solito generoso, gli inviò 400 fiorini. In Boemia, frattanto, serpeggiavano, come in tutta Europa, spiriti di ribellione. Il 2-vi-1848 si tenne a Praga il congresso panslavo, e il 12 scoppiò la rivolta popolare. S., entrato a far parte della guardia nazionale, compose una marcia per la legione degli studenti insorti e il suo primo lavoro orchestrale, l'Ouverture trionfale. Ma in pochi giorni la ribellione fu domata con arresti e persecuzioni. S., più di tutto preoccupato dei problemi pratici della sua scuola, accettò nel 1850, sempre per interessamento di Proksch, il posto di maestro di pianoforte dell'imperatore Ferdinando i, trasferitosi a Praga dopo l'abdicazione; e per le nozze del successore Francesco Giuseppe compose l'unica sua sinfonia, la Trionfale, il cui finale riprende l'inno austriaco di Haydn. Gli anni dal 1848 al 1856 furono tristi e oscuri. L'insegnamento lo induceva a dedicarsi a composizioni eminentemente didattiche; solo la tragica morte della figlioletta (1855) lo scosse così profondamente da ispirargli qualcosa di personale, il Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello.
Verso l'ideale di una musica nazionale. Nell'ottobre 1856 accettò il posto di direttore d'orchestra della Società Filarmonica di Göteborg, in Svezia, e in quasi cinque anni di attività trasformò e qualificò la vita musicale della cittadina. Nel 1857, su invito di Liszt, partecipò alle manifestazioni commemorative di Goethe e Schiller a Weimar. Il suo spirito si riaccese di slancio creativo: nacquero i suoi primi poemi sinfonici, Riccardo III, Il campo di Wallenstein, Haakon Jarl (1858-61), i Souvenirs de Bohème per pianoforte dove, specialmente nelle danze, emerge la tendenza ad esaltare gli elementi nazionali. Nel 1860 Vienna dovette concedere la costituzione anche al popolo ceco; i capi della rivoluzione del 1848 furono liberati, fu permesso l'insegnamento della lingua nazionale. S. lasciò la Svezia (1861) ristabilendosi definitivamente a Praga. Entrato nella cerchia dei radicali cechi, divenne presidente della sezione musicale del progressista «Umelêcká beseda» (Circolo degli artisti) e direttore della società corale «Hlalol». Nel 1862 elaborò un manifesto programmatico mirante alla creazione di un'opera nazionale; nel 1863, su un libretto scritto da K. Sabina, completò la sua prima opera, I brandeburghesi in Boemia, rappresentata con enorme successo nel 1866. In essa il musicista concentra al massimo l'espressione del suo ideale nazionalistico, trapassando dal lirismo al misticismo, cosicché l'opera, pur ricca di grandiosi effetti scenici, assume carattere oratoriale. Seguì, qualche mese dopo, il capolavoro teatrale di S., La sposa venduta, entrata nel repertorio dei teatri di tutto il mondo, nella quale si sente davvero vibrare l'anima di tutto un popolo. Nel 1868 e nel 1881 rappresentò due opere di soggetto romantico: Dalibor e Libuse (composta questa nel '72).
Le composizioni dell'ultimo decennio. Nelle successive, e ultime, quattro opere (Le due vedove, 1874; Il bacio, 1876; Il segreto, 1878; Il muro del diavolo, 1882) S. ritornò al genere comico-brillante, con qualche irruzione nel fantastico di derivazione romantica (Weber, Marschner), ma non riuscì più a raggiungere l'unità stilistica e la freschezza della Sposa venduta. Accanto ad essa, hanno raggiunto notorietà mondiale i poemi sinfonici del ciclo Má Vlastˆ o «La mia Patria» (Vysehrad, Vltava – in italiano La Moldava, il più eseguito e famoso –, Sárka, Dai prati e dai boschi della Boemia, Tábor, Blaník), ispirati a leggende, vicende storiche, paesaggi naturali, composti tra il 1874 ed il 1879, nonché il quartetto in mi minore Dalla mia vita (1879) che, pur costruito con intenti programmatici (S. stesso ne illustrò gli spunti autobiografici, fino a quell'impressionante spaccatura dell'ultimo tempo, dove un mi sovracuto allude alla malattia del musicista), è di struttura solida e di originale e fresca inventiva. Afflitto dalla sordità e da disturbi mentali sempre più ossessivi, S. continuò tuttavia a creare. Nel 1882 ricevette il commosso omaggio del pubblico in occasione della centesima replica della Sposa venduta; nell'aprile del 1884 fu ricoverato in un ospedale per malati di mente, dove cessò di vivere dopo poche settimane. Fra la sua produzione da camera sono ancora da ricordare: un Trio per violino, violoncello e pianoforte (1855); un Secondo Quartetto per archi (1879); molte composizioni pianistiche (bagatelle e impromptus, valzer, fogli d'album e pezzi caratteristici, polke e danze boeme ecc.); alcuni Lieder.