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A raccontare la Mourinho-mania è Giancarlo Dotto, autentico cultore della materia, scrittore, romanista e biografo di personaggi abituati a vivere ben sopra le righe.
«La Roma è lieta di annunciare che José Mourinho sarà...» Quel pomeriggio del 4 maggio 2021, la notizia che Mourinho, ripetutamente vincitore di campionati e coppe in Portogallo, Inghilterra, Italia e Spagna, torna da noi, a 11 anni di distanza dallo storico Triplete con l'Inter e per allenare la Roma, sembra un'invenzione e una burla. È l'«incredulità di una tifoseria intera, ma di tutto il sistema calcio Italia, attraversato all'istante da una non misurabile scossa di adrenalina che non si placa a distanza di giorni, settimane, mesi». Perché Mou si può amare o odiare, ma di sicuro non lascia indifferenti. Umili cronisti e intellettuali raffinati hanno svuotato la loro cartucciera di pensieri e parole per sviscerarlo. Oggi a raccontare la Mourinho-mania è Giancarlo Dotto, autentico cultore della materia, scrittore, romanista e biografo di personaggi abituati a vivere ben sopra le righe. Il Mou di Dotto ha un'inquietante somiglianza con Ottaviano Augusto, non ama i bravi ragazzi e cerca una squadra di bastardi pronta allo scontro finale con Belzebù, è un condottiero-seduttore per il quale qualcuno (un certo Ibra, tra i tanti) sarebbe disposto a uccidere, ha bisogno di sentire il rumore dei nemici, si confronta solo con i più grandi del passato (lo Sciamano al cospetto del Mago Herrera), deve far dimenticare una sequela di allenatori schiacciati a Trigoria dal peso delle sconfitte e rivivere i fasti del Barone Flemmatico (Liedholm) e di Mascella Volitiva (Capello), gli artefici degli ultimi due scudetti della Roma. Certo, il cuore dei tifosi romanisti «è disponibile all'amore e all'entusiasmo come è altrettanto disponibile a girare le spalle», scrive Maurizio Costanzo nella prefazione; ma il carisma dell'uomo di Setúbal è tale che, comunque andranno le cose, ci sarà da divertirsi. Intanto, si divertiranno i lettori di Ave Mou.
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