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Anno edizione: 2022
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La tormentata storia d'amore tra un medico tedesco riparato clandestinamente a Parigi e una giovane donna. Il nazismo, le persecuzioni, gli anni che precedono la guerra e la vendetta di un uomo privato della patria in un romanzo di ampio respiro.
«Il mondo ha un grande scrittore in Erich Maria Remarque. È un artigiano indiscutibilmente di prim'ordine, un uomo che può piegare il linguaggio alla sua volontà. Sia che scriva di uomini o di natura inanimata, il suo tocco è sensibile, fermo e sicuro». - The New York Times Book Review
«Una cronaca e una rapsodia d’amore che è raro trovare nella letteratura moderna». - FAZ
È il 1939. Nonostante una legge che gli vieta di eseguire interventi chirurgici, Ravic, un medico tedesco rifugiato che vive a Parigi, ha curato per anni alcuni dei cittadini più elitari della città per conto di due medici francesi poco abili. Vietato il ritorno in patria, e schivando i pericoli quotidiani del carcere e della deportazione, Ravic riesce a resistere, mentre cerca il nazista che lo ha torturato in Germania. Nel frattempo, l’incontro con una giovane donna dotata di un'indole fortemente passionale cambierà la sua vita.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il narratore alsaziano, dopo il fortunato romanzo sulla prima guerra mondiale (Niente di nuovo sul fronte occidentale), ha scritto opere che, benchè brillino meno se accostate a quel mostro sacro, pur tuttavia sono belle e alcune si possono definire senz’altro eccellenti, come Tempo di vivere, tempo di morire, Ama il prossimo tuo, La notte di Lisbona. Non posso invece dire così per Arco di trionfo, un testo corposo, in cui si ripresentano le tragiche storie dei fuorusciti, profughi all’estero senza asilo ufficiale, in quanto sprovvisti di documenti validi. La sensibilità dell’autore fa sì che non si tratti solo di ripetitive vicende strappalacrime, inserendo fra l’altro magari un amore tormentato. Ed è così anche per Arco di trionfo, che in più presenta il desiderio di vendetta di un antinazista torturato dalla Gestapo, il Dr Radic (ma sarà questo il suo vero cognome?), eminente chirurgo che per vivere si adatta a operare a Parigi per conto di altri. Il romanzo è indubbiamente interessante, anche se a volte la penna di Remarque esagera, tanto da far sorgere il dubbio che Radic possa essere un avventuriero. E’ un sospetto che viene pressochè subito fugato, ma il fatto che si ribelli deve far pensare che qualcosa nell’impianto non abbia funzionato. La storia d’amore è intrisa di romanticismo e smussa un po’ quell’atmosfera di trepida attesa di chi non ha più patria, né casa, con le nubi minacciose della guerra che si addensano sempre di più. In questo contesto mi è sembrato come uno di quei piatti che dalla lista degli ingredienti fanno nutrire aspettative eccezionali, ma che poi, a causa di un non perfetto amalgama, risultano assai inferiori, cioè solamente buoni. Non aiuta poi il numero delle pagine che a mio avviso è francamente eccessivo, tanto che è mia opinione che con un centinaio in meno l’opera sarebbe venuta molto meglio e del resto è ben più conosciuto il film che ne è stato tratto, uscito nel 1948 per la regia di Lewis Milestone e interpretato da un convincente Charles Boyer e da una bravissima Ingrid Bergman. Quindi, secondo me, ci si trova di fronte solo a un buon romanzo che non mancherà tuttavia di essere gradito, in particolare da chi ama storie d’amore tormentate e senza speranza.
Quella narrata è una storia di amore e vendetta. Amore perché involontariamente Ravic finirà per innamorarsi di quella donna che risveglia in lui una vitalità che pensava di aver ormai dimenticato, un calore che lo rianima e del quale tutto sommato non arriverà mai a pentirsi. Vendetta perché un giorno, seduto al Foquet, Ravic vedrà gli spettri del suo passato che torneranno a tormentarlo e al quale dovrà porre in qualche modo rimedio, anche quello più drastico. L’amore e il desiderio di vendetta che risveglieranno il medico profugo e lo strapperanno a quella vita buia e senza obiettivo se non quello di non farsi espellere. Sullo sfondo la società parigina degli ultimi anni ’30, dove si può toccare con mano la guerra imminente ma nella quale la maggior parte dei cittadini vuole continuare a illudersi che si arriverà a un accordo ancor prima della dichiarazione di guerra. In particolare ci vengono descritti i sobborghi, le basse leghe, le case di compagnia e le bettole, gli alberghi pieni di profughi e ciò che nascondono le maschere della borghesia. Come in tutti i romanzi di Erich Maria Remarque la guerra è sempre presente, questa volta non è messa direttamente sotto i riflettori, ma viene criticata per vie un po’ trasverse. Ravic è scappato dalla Germania a causa della Gestapo che lo aveva torturato e vive da profugo perché non può ricevere documenti da immigrato. Tutto ciò che gli è accaduto da quel momento in poi e una lunga serie di conseguenze che la fuga – inevitabile – ha scatenato e la vendetta che egli tanto brama sarà proprio verso un soggetto del partito nazista. Attraverso tali eventi lo scrittore, quindi, non perderà l’occasione di attaccare la guerra e ciò che è diventata la Germania in quegli anni. La conclusione potrebbe apparire a prima vista deludente e lontana da ogni speranza, ma Ravic si abbandona ad essa perché sa che in fondo ha avuto molto più di quanto avrebbe mai osato sperare in quegli anni buoi e senza un preciso senso; perché è riuscito a riaccendere la sua esistenza e lasciarsi il passato alle spalle senza rimorsi o rimpianti.
La bellezza di questo libro sta nella sua ambivalenza: Ravic si trova ad affrontare un amore passionale e bizzarro unito alla costante presenza di fantasmi del suo passato (con i conseguenti e contrastanti, desiderio di vendetta e di tranquillita' allo stesso tempo). Merita di essere letto soltanto se si ha un temperamento paziente ed una buona abilita' di riflettere su argomenti complicati, perche' E.M.Remarque mostra una lenta analisi interiore del protagonista intrecciata con eventi tragici.
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