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Libro incluso nella dozzina finalista del Premio Strega 2025
Presentato da Emanuele Trevi nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025.
L’anniversario è prima di tutto un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia. Ci ferisce con la sua onestà, ci disarma con il suo candore, ci mette a nudo con la sua verità. È lo schiaffo ricevuto appena nati: grazie a quel dolore respiriamo.
«Dieci anni fa, quel giorno, ho visto i miei genitori per l’ultima volta. Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i dieci anni migliori della mia vita.»
«Ci si può liberare dai propri genitori? Dal male che ci hanno fatto? Senza ritorno e senza appello? È una domanda scandalosa. Andrea Bajani la affronta da scrittore, in un libro scandalosamente calmo.» - Emmanuel Carrère
«Facciamo sempre, e solo, quello che ci sembra possibile. A volte nulla, a volte troppo, a volte pochissimo ma tutto il possibile. Le tre sole parole concesse, per esempio. Che libro. Quanta gratitudine, nel leggerlo» - Concita De Gregorio, La Repubblica
«Di molte famiglie si può decidere se raccontare i momenti belli e nascondere quelli brutti oppure mettere insieme quelli brutti, allucinanti, in una costellazione. Questo è quello che fa il romanzo.» - Luca Mastrantonio, 7 - Il Corriere della Sera
«Una furia che si è placata attraverso la scrittura, l'autoanalisi, lo scavo in un'interiorità da parte di un uomo che non teme di ascoltarsi.» - Gloria Ghioni, Critica Letteraria
«Il dolore è raccontato ovunque, la sua trasformazione in letteratura è una rarità.» - Francesco Longo, Rivista Studio
Si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si può sbattere la porta, scendere le scale e decidere che non li si vedrà più? Mettere in discussione l’origine, sfuggire alla sua stretta? Dopo dieci anni sottratti al logoramento di una violenza sottile e pervasiva tra le mura di casa, finalmente un figlio può voltarsi e narrare la sua disgraziata famiglia e il tabù di questa censura “con la forza brutale del romanzo”. E celebrare così un lacerante anniversario: senza accusare e senza salvare, con una voce “scandalosamente calma”, come scrive Emmanuel Carrère a rimarcarne la potenza implacabile. Il racconto che ne deriva è il ritratto struggente e lucidissimo di una donna a perdere, che ha rinunciato a tutto pur di essere qualcosa agli occhi del marito, mentre lui tiene lei e i figli dentro un regime in cui possesso e richiesta d’amore sono i lacci di un unico nodo. L’isolamento stagno a cui li costringe viene infranto a tratti dagli squilli di un apparecchio telefonico mal tollerato, da qualche sporadico compagno di scuola, da un’amica della madre che viene presto bandita. In questo microcosmo concentrazionario, a poco a poco si innesta nel figlio, e nei lettori, un desiderio insopprimibile di rinascita – essere sé stessi, vivere la propria vita, aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni. Con la certezza che, per mettersi in salvo, da lì niente può essere salvato.
Proposto da Emanuele Trevi al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«È una storia eccezionale, quella di Bajani, che infrange un vero e proprio tabù: nelle prime pagine del libro incontriamo il protagonista che ci racconta dell’ultima volta che ha visto i suoi genitori, prima di voltare le spalle per sempre alla sua famiglia, disgregata dalla violenza del padre-padrone e dalla muta, disperata sottomissione della madre. Per delineare un’immagine credibile di questo inferno domestico e della fuga senza ritorno del protagonista, il narratore ricorre alle risorse del romanzo per mettere ordine nei dati dell’esperienza, spiccando quel salto mortale capace di condurlo dall’informità del “reale” alla consistenza e alla leggibilità del “vero”. Ed è solo così che una vicenda singola si trasforma in uno specchio in cui tutti i lettori possono intravedere qualcosa che non conoscevano direttamente, eppure li riguarda. L’anniversario è un romanzo avvincente e originalissimo, che colpisce chi legge come un pugno nella testa e nella pancia. Bajani non sente il bisogno né di condannare, né di perdonare, e ci racconta quanto sia impervia e necessaria la via del riscatto.»
È calma, ma non rassicura, la scrittura di Andrea Bajani. Con voce misurata, chirurgica, inopinatamente controllata, l'autore ripercorre la sua dolorosa vicenda familiare, racconta dei suoi genitori, del padre tirannico e della madre sottomessa, dell'asfittico, opprimente ambiente domestico in cui è cresciuto e da cui, a un certo punto della sua vita, ha deciso di fuggire. Da dieci anni, dice, non ho contatti con loro, ho cambiato casa, numero di telefono, città, ho fatto perdere le mie tracce. Sono stati gli anni migliori della mia vita, conclude. Leggendola, questa biografia essenziale, fatta di momenti quotidiani, di quotidiani soprusi, di silenzi, di parole d'ordine sottintese e reiterate, ci si chiede come faccia ad avere quella voce, a mantenere la calma, a raccontare senza strepiti, senza picchi emotivi, una vita così. Leggendolo, questo racconto che sembra depurato dalle emozioni, ci si sorprende emozionati. E la scelta così radicale, definitiva, di abbandonare per sempre le proprie radici, oltre allo scandalizzato sconcerto, suscitano, è difficile ammetterlo, ammirazione per il coraggio, e un pizzico d'invidia.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L' interrogativo è dato dalla particolarità di questo libro che non sono riuscita a capire del tutto. Sicuramente scriverlo è stato catartico e liberatorio per l' autore però trovo che avrebbe dovuto aiutare la madre ad affrancarsi dal padre violento, manipolatore e subdolo e, invece, lasciarla in balia di se stessa e del marito " disturbato", per certi versi, non sia stato un bel gesto.
L’anniversario di Andrea Bajani è un romanzo che spoglia la fragilità e la violenza che si annidano nei luoghi più intimi e insospettabili: le famiglie. Bajani, con una precisione chirurgica, scava nel dolore e nelle disfunzioni che caratterizzano le relazioni familiari, mostrando come la violenza, sia fisica che psicologica, si autogeneri in un contesto di silenzio e paura. La sua scrittura è netta, incisiva, quasi crudele nella sua capacità di affondare il bisturi nel cuore della sofferenza umana, senza lasciare spazio per giustificazioni o sconti. Il romanzo, che si sviluppa come una riflessione sull’abbandono e sulla necessità di erigere muri per spezzare la catena del silenzio, è un pugno nello stomaco. Ogni pagina costringe il lettore a confrontarsi con una realtà scomoda, quella di una violenza che permea la quotidianità e che, troppo spesso, resta nascosta agli occhi di chi vive nella normalità apparente. La forza della narrazione risiede nella sua capacità di far entrare il lettore nella vita di un altro, in una sorta di empatia che rende la storia universale, pur nella sua specificità. Ma L’anniversario non è solo un’indagine sulle dinamiche familiari, è anche un affondo sulla cultura sessista che ancora pervade la nostra società. Il romanzo diventa un trattato sulla violenza di genere e sul machismo, temi che Bajani esplora con una lucidità disarmante. La penna dell’autore, infatti, è un bisturi che trafuga ogni sfumatura di pensiero, restituendo una realtà che non può più essere ignorata. Il romanzo è doloroso, teso, silenzioso. Come quelle urla di violenza che nessuno riesce a sentire, ma che riempiono ogni angolo della casa, rendendo insostenibile il peso dell’esistenza. L’anniversario è una lettura potente e disturbante ma assolutamente necessaria.
Questo romanzo (in realtà seduta di autoanalisi) mi ha profondamente deluso e, per certi versi, irritato. Sono consapevole che è stato molto apprezzato e che rientrerà, molto probabilmente, nella cinquina finale del Premio Strega. Inoltre ha usufruito della sponsorizzazione di Emanuel Carrère nella fascia in copertina. Ma non mi è mai capitato, a memoria, di aver letto una demolizione dei genitori di questo livello. Senza un minimo di "pietas". Due figure, quella del padre - padrone - fascista e della madre casalinga succube, tratteggiate a tinte fosche, forse su un modello che, in questo momento storico, fa tendenza. Comprendo il dolore provato dal figlio - Andrea Bajani - e la sua liberazione, dopo varie sedute psico-analitiche, ma, dal punto di vista letterario (e in questo ambito sono solito considerare le recensioni) questo romanzo non decolla e non mi ha dato emozione alcuna. Alterna descrizioni di situazioni quotidiane a qualche riflessione in stile forbito all'interno di capitoli molto brevi: di per sé non sarebbe un problema, anzi, ma ho avuto la netta sensazione del bisogno di fare in fretta, di togliersi i sassolini dalle scarpe, buttando il sasso e ritirando la mano, senza approfondire troppo, con molta freddezza e egocentrismo. Marginali anche la figura della sorella e delle due compagne, accompagnate da riferimenti a malattie oncologiche, tanto per gradire. L'autore dichiara di aver superato (in sostanza) il suo problema dopo aver chiuso per 10 anni i rapporti con i genitori. Meglio per lui. La stesura di questo romanzo ha sicuramente aiutato Bajani, che si è esposto con sincerità. Ma non aggiunge nulla al tema dei rapporti tra genitori e figli, né rappresenta, a mio parere, un'opera di narrativa di particolare livello.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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