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Anno edizione: 2022
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Dalla penna di Selma Lagerlöf, la prima donna ad aver vinto il premio Nobel nel 1909, un romanzo coraggioso e pacifista.
Quando Sven Elversson torna a casa in Svezia, dopo anni di aristocratica educazione inglese e una spedizione al Polo Nord, ad accoglierlo trova solo diffidenza e disgusto: per quanto si metta al servizio della comunità, tutti lo evitano. Hanno saputo che lassù, tra i ghiacci, in preda alla fame e alla disperazione, ha mangiato carne umana, la colpa più grave che si possa commettere, che va contro uno dei più radicati tabù della civiltà: la sacralità della morte. Per i cannibali non c’è pietà. Neppure il giovane parroco riesce a perdonarlo. Anzi, è proprio lui, appena arrivato con la bella moglie Sigrun dalle lontane terre natali per fuggire la maledizione che grava sulla sua famiglia, a denunciarlo pubblicamente e a bandirlo dalla sua chiesa. E sarà lei, l’angelica Sigrun, che conosce la solitudine delle donne vittime di mariti che le «amano troppo» per lasciarle libere di realizzarsi, a vedere in Sven quello che è: un uomo buono e tormentato. Ma anche in quel villaggio di pescatori irrompe con la sua violenza la Prima guerra mondiale. E davanti alle atrocità di quella carneficina, sorge l’inevitabile interrogativo: è più sacra la morte o la vita? È più colpevole chi non rispetta un cadavere o chi accetta l’eccidio di uomini, donne e bambini? Con il crudo realismo di chi ha visto gli orrori del conflitto, ma anche con l’arte di chi sa fondere cronaca e leggende, avventure e senso del sovrannaturale, Selma Lagerlöf racconta una storia di caduta e redenzione che è una profonda denuncia non solo contro la guerra, ma contro tutto ciò che attenta alla dignità, alla libertà e alla sacralità di ogni singola vita umana.
COME COMINCIA
Anni fa sull'isola di Grimö, nell'arcipelago occidentale della Svezia, vivevano un marito e una moglie molto diversi tra loro.
Il marito, più vecchio di una quindicina d'anni, non era mai sembrato altro che lento, flemmatico e piuttosto brutto, e certo non era migliorato con l'età, mentre la moglie era rimasta svelta e graziosa com'era sempre stata, e il suo amabile visino era così ben conservato che a cinquant'anni era attraente quasi come a venti.
Una bella domenica sera, i due si erano seduti a chiacchierare in pace su una grossa pietra piatta che sporgeva dal terreno proprio davanti a casa loro. L'uomo, che parlava bene e amava ascoltare la propria voce, stava riferendo in modo dettagliato alla moglie un articolo che aveva appena letto su un giornale. Lei lo ascoltava, ma senza eccessiva attenzione.
«Ah, quel Joel, quel Joel», pensava, «che riesca a tirar fuori così tante cose da una pagina di giornale! Ha davvero una testa straordinaria. Peccato che non sappia usarla a nostro vantaggio, ma solo per gli altri.»
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Pubblicato recentemente dalla casa editrice Iperborea, “Il bandito”, romanzo di Selma Lagerlöf, premio Nobel per la letteratura nel 1909, ci conduce a Grimö e nell’esistenza di Sven Elversson, giovane promettente ripudiato dai ricchi genitori adottivi. Sven, a seguito di uno scandalo, viene allontanato dall’Inghilterra per giungere in Svezia dalla sua famiglia naturale che, priva di mezzi, lo aveva consegnato alla coppia di nobili origini. Qui, nella sua città natale, Sven si troverà deriso, denigrato e maltrattato, solo nella vecchia casa dei genitori troverà po’ di conforto e pace. Sven però, seppur subendo gli insulti e il disprezzo con una mitezza incomparabile, non abbandonerà mai il suo sorriso mesto. A seguito però di vari eventi, Sven lascerà la casa di famiglia per approdare in un’altra zona della Svezia dove incontrerà una donna a lui cara… Con uno stile scorrevole e coinvolgente, la scrittrice svedese ci accompagna in una narrazione attualissima, dove il perdono, la auto-realizzazione e il concetto di morte sono i principali ingredienti di questo romanzo intenso e imperdibile.
Recensioni
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