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Qual è il mistero dei geroglifici egizi? Perché nell’età moderna suscita l’interesse di pensatori e artisti? I geroglifici non sono in realtà verità filosofiche mascherate né ornamenti emblematici o grottesche fantasticherie. Sono gesti espressivi, fissati nella scrittura, nei quali prende corpo il primitivo senso estetico del mondo, mostrando quindi che esiste una verità dell’immagine alternativa alla verità consueta della ragione: i geroglifici non sono i simboli visibili di concetti astratti, come per l’ermetismo rinascimentale, ma il modo in cui il pensiero, in forma mitica, si fa strada attraverso la natura fino a diventare spirito. Si possono così indagare le origini dell’estetica risalendo anche a una tradizione diversa da quella leibniziana dell’analogon rationis. Una tradizione sotterranea che si radica nell’enigma dei geroglifici e nel mito dell’antico Egitto come patria di un’antica e misteriosa sapienza di origine sacerdotale, che da Platone e Orapollo arriva fino a Vico e Hegel, passando, tra gli altri, per Pico della Mirandola, Giambattista Della Porta, Giordano Bruno, Marsilio Ficino, Francesco Bacone, non da ultimo anche per Warburton, Diderot...
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