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Uccelli da preda - Wilbur Smith - copertina
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Nationality Letteratura: Zambia
Uccelli da preda
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Uccelli da preda - Wilbur Smith - copertina

Descrizione


È il 1667. Il conflitto navale tra l'Impero britannico e la Repubblica d'Olanda è al suo culmine e la guerra di corsa infuria a ogni latitudine. Sir Francis Courteney, al comando di una piccola flotta, incrocia al largo del Capo di Buona Speranza, ingaggiato dal re d'Inghilterra per intercettare i galeoni olandesi che tornano dalle Indie carichi di spezie, legnami pregiati e oro. Con lui c'è suo figlio Hai, forte, coraggioso, assetato di avventure e perennemente attratto dall'Africa, consapevole, forse, che su quella terra azzurra e calda si sta preparando il suo destino, e quello dei suoi discendenti...
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Dettagli

TEA
2015
Tascabile
8 ottobre 2015
674 p., Brossura
Birds of prey
9788850241668
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Indice


Le prime frasi

La brusca inclinazione dell'albero costrinse il ragazzo ad aggrapparsi al bordo della coffa dov'era accovacciato, sessanta piedi sopra il ponte, mentre la nave virava di bordo e prendeva l'abbrivio col vento in poppa. Era una caravella e si chiamava Lady Edwina, dal nome della madre del ragazzo: una donna che lui ricordava a stento.
Nell'oscurità che precedeva l'alba, sentiva le grandi colubrine di bronzo sbatacchiare e sollevarsi con un tonfo, tendendo i cavi che le collegavano all'affusto. Lo scafo vibrava in risposta al nuovo impulso che gli era stato impresso, virando per puntare a occidente. Con il vento di sud-est a favore, sembrava trasformato, leggero e più agile, nonostante le vele, ridotte o terzarolate, e le sentine allagate da tre piedi d'acqua.
Tutto questo appariva ormai familiare a Hal Courteney: erano già sessantacinque le albe che salutava così, dalla cima dell'albero. Era stato messo di vedetta lassù proprio perché i suoi giovani occhi, i più acuti che vi fossero a bordo, avvistassero anche il minimo lembo di vela che poteva apparire in lontananza, nel roseo chiarore del nuovo giorno.
Gli era familiare anche il freddo, che lo indusse a calcarsi bene sulle orecchie il pesante berretto in lana di Monmouth. Il vento penetrava attraverso il farsetto di cuoio, ma Hal era abituato a quel lieve disagio. Non ci badava neppure, mentre aguzzava gli occhi nell'oscurità. "Oggi arriveranno gli olandesi", esclamò a voce alta, avvertendo nel petto il pulsare dell'eccitazione e della paura.
In alto, lo sfavillio delle stelle cominciò a impallidire, appannandosi, e nel firmamento dilagò la promessa perlacea del nuovo giorno. Ora riusciva a scorgere le figure umane sul ponte. Riconobbe Ned Tyler, il timoniere, chino sulla barra del timone, tutto assorto nel compito di governare la nave; e suo padre, curvo sulla chiesuola della bussola per il rilevamento della nuova rotta, con il volto bruno e scavato illuminato dalla lanterna e le lunghe ciocche di capelli aggrovigliate dal vento.
Con un sussulto colpevole, Hal tornò a puntare lo sguardo verso l'oscurità che lo circondava; non doveva perdersi nella contemplazione trasognata del ponte ai suoi piedi proprio nei minuti cruciali in cui, da un momento all'altro, il nemico poteva sbucare dal buio lì, alla loro portata.
Ormai la luce era sufficiente a distinguere la superficie del mare che correva lungo la chiglia, una superficie che pareva avere la dura lucentezza iridescente del carbone appena estratto. Ormai conosceva così bene quel mare dell'emisfero meridionale, quella vasta arteria oceanica che scorreva perennemente lungo la costa orientale dell'Africa, azzurra, calda e brulicante di vita. Sotto la guida del padre, l'aveva studiata al punto di conoscerne il colore, il sapore e la direzione, tutto, insomma, fino all'ultimo gorgo e maroso.
Un giorno si sarebbe fregiato anche lui del titolo di cavaliere Nautonnier dell'ordine del Tempio di San Giorgio e del Santo Graal. Suo padre era deciso quanto lui a far sì che questo si avverasse, e ora che Hal aveva diciassette anni la sua meta non era più soltanto un sogno.
Quella corrente era l'arteria che gli olandesi dovevano seguire per puntare a occidente e approdare su quella costa misteriosa ancora avvolta nell'oscurità. Era la porta attraverso la quale dovevano passare tutti coloro che cercavano di doppiare il promontorio tempestoso che divideva l'oceano Indiano dall'Atlantico meridionale.
Per questo Sir Francis Courteney, il padre di Hal, il Navigatore, aveva scelto per aspettarli proprio quella posizione, a 34 gradi e 25 primi di latitudine sud. E li aspettavano ormai da sessantacinque tediosi giorni, impegnati in un monotono andirivieni; ma forse, quel giorno, gli olandesi sarebbero venuti. Con le labbra aperte e gli occhi verdi socchiusi, Hal scrutò il chiarore del giorno che si andava addensando.
A dritta, distanti un centinaio di braccia, vide balenare alcune ali, tanto alte in cielo da catturare i primi raggi del sole: un lungo stormo di sule partite da terra, con il petto candido come la neve e la testa gialla e nera. Osservò il capo della formazione tuffarsi in basso e virare, rompendo lo schema, poi torcere il capo per sbirciare in fondo ai flutti scuri. Allora Hal scorse il fremito sotto il pelo dell'acqua, lo scintillio delle squame e il ribollire della superficie, mentre un banco di pesci saliva verso la luce. Osservò la sula stringere le ali per lanciarsi in picchiata, e tutte quelle che la seguivano ripetere la manovra nello stesso punto del cielo, piombando nell'acqua cupa con un ribollire di schiuma leggera come trina candida.
Ben presto la superficie si ricoprì di spuma bianca, agitata dai tuffi degli uccelli e dal guizzare delle acciughe argentee che venivano divorate. Hal distolse lo sguardo, per farlo scorrere sull'orizzonte che si stava schiudendo.
Il suo cuore mancò un battito quando scorse la luminosità di una vela, una nave alta con le vele quadre, distante appena due leghe a est, e si era già riempito i polmoni d'aria, aprendo la bocca per lanciare l'allarme al cassero, quando la riconobbe. Era la Gull of Moray, una fregata, e non uno degli Indiamen, i grossi galeoni usati dagli olandesi per la navigazione nelle Indie Orientali; a ingannarlo, per un attimo, era stata la sua lontananza dalla posizione che avrebbe dovuto occupare.
La Gull of Moray era infatti l'altro dei due velieri al comando della squadra che operava il blocco navale. Il suo comandante, soprannominato l'Avvoltoio, avrebbe dovuto trovarsi ben più lontano, a est, oltre l'orizzonte. Hal si sporse dalla coffa per guardare in giù verso il ponte, mentre il padre lo fissava dal basso, con i pugni piantati sui fianchi.
Hal segnalò al cassero l'avvistamento. "La Gull in avvicinamento sopravvento!" gridò, e subito suo padre si girò di scatto per guardare a est. Scorgendo la sagoma della nave dell'Avvoltoio, nera contro il cielo ancora semibuio, Sir Francis accostò all'occhio il sottile tubo di ottone del cannocchiale. Hal intuì la collera nella linea tesa delle spalle e nel modo in cui richiudeva di scatto lo strumento, respingendo all'indietro la folta capigliatura nera; prima di giorno fra i due comandanti sarebbero volate parole dure. Hal sogghignò fra sé. Dotato di una volontà ferrea e di una lingua sferzante, Sir Francis incuteva terrore a tutti coloro sui quali riversava la sua collera: persino i confratelli dell'ordine avevano soggezione di lui. Hal era ben contento che quel giorno la sua ira fosse rivolta altrove, anziché contro il figlio.
Guardò oltre la Gull of Moray, perlustrando l'orizzonte che si allargava in fretta, man mano che albeggiava. La vista acuta del giovane Hal non aveva bisogno dell'aiuto del cannocchiale; inoltre a bordo c'era uno solo di quei preziosi strumenti. Scorse le altre vele, esattamente nel punto in cui dovevano trovarsi, infinitesimali pagliuzze bianche sul mare buio. Le due pinacce, piccole imbarcazioni che completavano la formazione, simili a perle di una collana, navigavano ai lati della Lady Ewdina, a quindici leghe di distanza, altrettante maglie della rete che suo padre aveva teso per intrappolare gli olandesi.

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Trama molto coinvolgente: il lettore è trascinato nell'avventura con il protagonista, Hal, figlio del corsaro Sir Francis il quale si ritrova in pochissimo tempo a dover crescere: da ragazzo 20enne a uomo, pronto a prendere le redini del padre e a dimostrare di essere alla sua altezza, pronto a governare la sua nave e a farsi rispettare dal suo equipaggio. Bella la figura di Aboli, suo fedele amico e tutore, persona giudiziosa, dal quale impara soprattutto a saper giudicare le persone e ad affrontare nel giusto modo le varie situazioni. Hal avrà a che fare con persone perfide, disposte a tutto pur di raggiungere i loro obiettivi e dovrà affrontare molti dolori. Da tutto questo imparerà a crescere. CONSIGLIATO agli amanti dell'avventura e delle battaglie navali, scontri tra pirati, corsari e flotta reale.

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tiziana marangon
Recensioni: 5/5

Mi hanno prestato questo libro. ho iniziato a leggerlo molto scetticamente, però mi ha talmente conquistata da indurmi a leggere tutti i libri della saga dei courtney. Avvincente

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Alessia Zoli
Recensioni: 5/5

Questo libro è stata una sopresa: da non appassionata del genere, l'ho letto per caso e mi sono ritrovata del tutto avvinta dalla trama, dalle battaglie in mare aperto, dalle tensioni dello scontro. Ho amato questi personaggi duri, eroici, anche avventati, spavaldi, spinti dalla ricerca di ricchezza e dalla bellezza aspra della terra e del mare di quest'Africa sconosciuta e così affascinante. Non appena ho capito che si tratta del primo libro di una saga, non ho esitato a procurami il successivo: credo che i Courtney mi accompagneranno ancora per molto tempo. Smith si conferma il re dei romanzi d'avventura!

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Conosci l'autore

Wilbur Smith

1933, Nord Rhodesia (Zambia)

Wilbur Smith è stato uno scrittore sudafricano. Considerato il re del romanzo d'avventura, ha saputo intrattenere migliaia di lettori in tutto il mondo. Nato nella Rhodesia del Nord (attuale Zambia), è cresciuto e ha studiato in Sudafrica. Il padre, possidente e cacciatore di elefanti, considerava la sua passione per la lettura "innaturale e poco sana", forzandolo a diventare un "lettore segreto" ma appassionato. "Mio padre riteneva la mia ossessione per i libri innaturale e malsana. Mi vidicostretto a leggere di nascosto. Passavo quindi così tanto tempo nel gabinetto esterno, dove nascondevo i miei libri preferiti, che mio padre ordinò a mamma di somministrarmi regolari e massicce dosi di olio di ricino."Si è dedicato a tempo pieno alla narrativa dal...

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