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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2015
«Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico čekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino». Anna Politkovskaja
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Davvero interessante Aiuta ad avere un'idea più chiara circa una parte dello scenario sociale e politico nel quale la Russia si oggi si trova immersa.
Una perla che descrive minuziosamente alcuni dei gangli dell'attuale regime russo. Da leggere, assolutamente...
Il libro è un po’ cronaca, un po’ inchiesta giornalistica, ma è soprattutto atto di denuncia acuta ed esasperata. E già dalle prime pagine emerge che i veri bersagli di questa invettiva non sono tanto Putin e la sua cerchia, ma l’Occidente da un lato (per il cui pubblico il libro è stato scritto in primis, sapendo bene l’autrice di dover affrontare grossi problemi di censura in patria) e il rassegnato popolo russo dall’altro. Entrambi, per motivi diversi, hanno permesso e permettono che tutto ciò sia accaduto e continui ad accadere (e per “tutto ciò” si intende il manifestarsi e perpetuarsi di un fenomeno dai connotati pesantemente neosovietici, che della Russia dei primi anni 2000 tutto tange, dalla politica alla società, dall’esercito al sistema giudiziario). Ed entrambi l’autrice cerca di spronare, esortare, con toni secchi e audaci, e attraverso uno stile appassionato e amareggiato al tempo stesso. A distanza di 20 anni poco sembra essere cambiato nella Russia di Putin. Quanto meno questo è ciò che trapela all’esterno. Un peccato purtroppo che non ci sia lei a raccontarcelo, di nuovo, dall’interno.
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