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Anno edizione: 2016
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Un Nabokov ancora un po' acerbo, forse, ma comunque godibile. Un racconto lungo il giusto, una parodia cinica e a tratti crudele delle storie d'amore e tradimento.
bello, da leggere!
E’ un romanzo del primo periodo, scritto in russo, in cui Nabokov pare sperimentare le influenze che il cinema e l’arte in generale esercitano sul suo estro narrativo. Sembra scritto infatti come sceneggiatura di un film : utilizza tutti quegli artifici filmici come per esempio la rapidità dell’intreccio, l’essenzialità dei dialoghi , e la tensione tendente al climax. Anche i personaggi sono lontani da complessità psicologiche particolari, bensì vengono banalizzati quasi in macchiette. Essenziale è comunque la metafora della vista, del vedere ma non riconoscere, del guardare ma non cogliere l’elemento fondamentale, l’autenticità della vita e dei suoi veri valori. Ed è proprio nella menomazione fisica finale che si attuerà la giusta nemesi della sorte. Si intreccia a questo concetto anche la riflessione sull’ individuo senza talento, che non è capace di avere una visione ampia del proprio destino. Albinus è incapace di distinguere l’autentico dal falso nell’arte così come il vero dal falso nella vita e si fa trascinare dalla passione irrazionale e irriflessiva a scapito della ragione. Axel Rex è artista dotato ma cinico, attirato più dalla stupidità e dalla caricatura che dalla bellezza e Margot è ambiziosa, impudente, limitata e pertanto destinata al fallimento . Sono tutti e tre esempi della volgarità che avvolge la loro vita. Su questo Nabokov è inflessibile. Infatti la loro vita si muove sulla linea dell’orrore e della crudeltà, della codardia, e dell’egoismo. Nessuno di loro è capace di apprezzarne l’autenticità. Pur rivelando una certa forza questo lavoro nabokoviano non mi sembra al livello di quelli che ho letto!!
Recensioni
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