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Anno edizione: 2013
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Christophe Bohun vive a Parigi ed è impiegato nell'azienda di cui un tempo era proprietario suo padre: per nulla ambizioso ma soffocato dalla modesta vita da impiegato che è costretto a vivere a causa della bancarotta paterna, Christophe trascina la propria vita più che viverla, accanto a una moglie che non ama più e a un figlio che non riesce a comprendere. Alla morte del padre riceve in "eredità" una lista contenente nomi di persone potenzialmente coinvolgibili in uno scandalo. Ricattandole potrebbe risollevare la sua sorte, ma riuscirà un uomo tranquillo e mediocre come Christophe a comportarsi come avrebbe fatto suo padre? Incredibile la modernità di questo romanzo, sembra scritto oggi. L'atmosfera cupa e soffocante e il finale da brividi ne fanno uno dei migliori di questa versatile scrittrice. Per quelli che..."ieri si stava meglio"!
Christophe Bohun è impiegato nella vecchia azienda del padre – un tempo ricco e temuto – che dopo il fallimento ha dovuto cedere al socio. Christophe non ha ambizioni e desideri, non ha ricordi, valori o speranze per i quali valga la pena continuare a vivere, la sua vita scorre senza particolari emozioni. La solita routine oscilla tra lavoro in banca e la casa, dove lo aspettano un figlio troppo lontano – che si avvia a seguire le orme del padre inconsapevolmente, pur non volendo – una moglie che ha sposato troppo giovane – che probabilmente non ama – e una vecchia cugina, un tempo sua amante. Questo piccolo romanzo fu tra i primi scritti della scrittrice, ma le valse molte critiche da parte delle testate giornalistiche, le quali affermavano che non era all’altezza di David Golder e si soffermava, ancora una volta, su figure di ebrei capitalisti e dediti solo al denaro; in breve fu quasi accusata anche di antisemitismo – lei che pure ebrea era. Mi permetto però di dissentire perché in queste pagine si legge già il suo stile maturo, diverso e spietato: la sua penna non lascia scampo a nessun personaggio che descrive, li inchioda e li condanna versando l’inchiostro sulla carta.
Di fronte alla Némirovsky io un po' perdo le parole. Perdo i pensieri, perdo anche le mie emozioni. Questo romanzo, piuttosto breve, non si può finirlo in tempi brevi. Ha bisogno di essere assaporato, di essere vissuto parola per parola, di essere sofferto. La némirovsky ci racconta di Christophe e della sua passività nei confronti del lavoro, della famiglia, della vita stessa. Un uomo spento in un paese senza speranze. Eppure non si può non sentirsi coinvolti da tanta cupezza e tanta passività. Chapeau.
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