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Può un’irresistibile autoironia liberatoria aiutarci a guardare in modo diverso la pandemia e l’emergenza sanitaria appena affrontate? Sì, se l’autore è Francesco Tullio — Altan, meglio noto come Altan che, nel suo trentatré (Gallucci), passa in rassegna il controverso rapporto degli italiani con la salute: un rapporto diventato inevitabilmente sempre più intenso e morboso rispetto al passato, anche a causa della sequela di chiusure, distanziamenti e sacrosanti patemi. L’impossibilità di capire qualcosa di grande, complesso e sfuggente ci spinge a quello che lo stesso Altan definisce “cinismo difensivo”, atteggiamento inevitabile quando si è di fronte alla scienza e alle sue declinazioni. Vignettista, fumettista e maestro indiscusso della satira, Altan ha come sempre il pregio di far sorridere con punte di amarezza, di graffiare con stile e di affrontare temi seri con leggerezza e genialità e stavolta lo fa attraverso una carrellata di vignette esilaranti che tengono insieme mascherine e vaccini, virologi e pazienti, vizi e miracoli.
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