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Anno edizione: 2021
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Libro candidato da Paolo Di Paolo al Premio Strega 2022
Un racconto di avventure, uno sguardo partecipe e nuovo su Dante, la ricostruzione di un Medioevo vero, sporco, luminoso e umano: una prova d'artista intessuta di passione e di poesia.
Ravenna, 1321: esiliato e misconosciuto, Dante Alighieri esala l'ultimo respiro. Nel convento delle clarisse di Santo Stefano degli Ulivi, l'albero di mele selvatiche che le suore chiamano «l'albero del Paradiso» smette misteriosamente di dare frutti. Trent'anni dopo Giovanni Boccaccio, studioso appassionato dell'opera dantesca, riceve un incarico singolare: andare in quel convento, dove risiede la figlia di Dante, divenuta monaca con il nome di suor Beatrice, e consegnarle un risarcimento in denaro per l'esilio ingiustamente subito da suo padre. Sarà un viaggio di riparazione e di scoperta, ma anche di fatica e pericoli, non ultima l'accoglienza non sempre entusiastica ricevuta dai conventi dove l'opera del Sommo è ancora vietata, in odore di eresia. E per Boccaccio sarà l'occasione di riandare ai momenti più importanti della vita dell'Alighieri, le sensibilità di bambino e l'incontro con Beatrice, la politica e i tradimenti, l'amarezza della cacciata da Firenze, il tormento e l'estasi della scrittura. Trovando conferma, lui, scrittore, di quanto il dolore promuova l'essere umano a una più alta conoscenza. Pupi Avati ci consegna con il suo nuovo romanzo l'opera di tre vite: l'incontro inaspettato attraverso i secoli tra un regista e scrittore e due maestri della cultura italiana. Un racconto di avventure, uno sguardo partecipe e nuovo su Dante, la ricostruzione di un Medioevo vero, sporco, luminoso e umano: una prova d'artista intessuta di passione e di poesia.
Proposto da Paolo Di Paolo al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Non è un gesto semplice quello che consente a una realtà storica di riacquistare visibilità e tangibilità. Occorre fare in modo che l'immaginazione si incarni. Un lavoro per artisti – capaci, per esempio, di far tornare a vivere "una inclemente tempesta" che segna la fine dell'estate del 1321. Una pioggia "cattiva" che batte sulle strade di Ravenna, nel giorno in cui muore Dante Alighieri. Nessuno può riportarci lì, se non la macchina del tempo allestita da un narratore. La pioggia si ferma per un istante. Il racconto può cominciare: e Pupi Avati ne fa coincidere la traiettoria con quella percorsa da Giovanni Boccaccio. L'autore del Decameron è incaricato di raggiungere la figlia di Dante, fattasi monaca, per consegnarle un risarcimento, una somma di denaro con cui Firenze prova a farsi perdonare per l'esilio subito dal poeta. Avati ricostruisce il viaggio tappa per tappa, emozione per emozione, facendoci misurare la portata simbolica e il peso emotivo. Il viaggio di Boccaccio è un atto di restituzione non solo concreta, ma ideale: è il cammino di un uomo ammirato verso la radice di quella ammirazione, è il tentativo di cogliere, a posteriori, il segreto del genio altrui, di darsi risposte sul mistero della creatività. È, in fondo, il viaggio che, in settecento anni, abbiamo fatto anche noi – studenti, studiosi, lettori appassionati, esposti al bagliore di un talento senza misura. La colonna sonora, esplicitata dall'autore, del libro si muove tra Brahms e le grandi passioni jazzistiche di Avati, ed è il contrappunto speciale di un romanzo che sorprende per la grazia e la levità, per come torna su un tema radicale della filmografia del regista (penso, per esempio, a Ma quando arrivano le ragazze?) – il mistero della creatività, per l'appunto – da una via diversa e originale. Documentatissimo ma senza che mai si avverta il peso delle fonti, L'alta fantasia è un libro che accorcia una distanza di secoli, fino a farci accomodare nella stanza in cui Boccaccio fa a suor Beatrice, la figlia di Dante, la domanda che tutti abbiamo sulla punta della lingua. La risposta resta segreta, ma come l'autore del Decameron anche noi sentiamo di avere sfiorato, grazie alla potenza immaginativa di Avati, la carne della carne di Dante. Candido con emozione L'alta fantasia al Premio Strega 2022, grato a un maestro del cinema che qui rivela fino in fondo la sua commovente passione per la grande letteratura.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Testo alla base dell'ultimo film di Avati. Grande sensibilità per la scelta di rendere al cinema alcuni degli aspetti del Sommo poeta in questo libro ben evidenziati.
Ho avuto il piacere di vedere Pupi Avati ad una presentazione dal vivo del libro, si vede benissimo quanta passione ha messo nello scriverlo e nel film, se si è amanti di Dante Alighieri o non merita di essere letto.
Quando in terza superiore ho iniziato la lettura delle opere di Dante ne sono rimasta molto molto affascinata: i versi di Dante sono magnifici, l’idea che sta dietro alcune sue opere, come la Divina Commedia, supera il comprendere umano. Poi ho iniziato ad odiarlo, perché unire la lettura, che per me rappresenta un piacere, con le interrogazioni proprio non mi piaceva. Per questo ho deciso di abbandonarne lo studio limitandomi al minimo e indispensabile. Il libro di Pupi Avati mi ha riportata alle mie prime letture delle opere di Dante: ho letto questo libro con grandissimo piacere e così velocemente che mi sono stupita di me stessa, perché totalmente fuori dalla mia comfort zone. Il libro, che anticipa l’uscita al cinema del film diretto dal regista Pupi Avati, Dante, si compone di due viaggi: quello di Boccaccio verso Beatrice, la figlia di Dante, e quello che lo scrittore ci fa intraprendere proprio all’interno della vita di Dante. Questa viene ripercorsa fin dal principio, dalle prime opere, dal rapporto con la sua famiglia, dalla guerra e l’amicizia che condivide con Guido Cavalcanti, dell’amicizia con altri scrittori, ma si concentra anche sulla sua scelta di diventare priore e Guelfo bianco, decisione che lo porta a perdere alcuni dei suoi amici più importanti e all’esilio da Firenze, un esilio che si protrarrà fino alla sua morte. Se avessi letto queste pagine alle superiori non sarebbero state di alcun interesse per me, ma sono davvero contenta di aver avuto la possibilità di ricredermi. La scrittura di Pupi Avati è magnifica, importante, interessante, poetica, umana. La playlist che accompagna l’opera è una chicca in più che rende questo viaggio ancora più bello, se possibile. Questo libro è, per me, un ponte che riesce a far avvicinare anche i più giovani ad uno degli autori più importanti della storia italiana. E non è affatto poca cosa di questi tempi.
Recensioni
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