Patria

Libro che ti rapisce nelle sue pagine e approfondisce una tematica spinosa e poco conosciuta.

Una terra, un popolo, quello basco. Un paese, Euskal Herria che vanta origini antiche e rivendica l’autodeterminazione per la sua cultura pre-indoeuropea. Persone che si chiamano Andoni, Jokin, Patxi e Miren, Nerea, Ainhoa. Fernando Aramburu crea un’epopea familiare, anzi due, collegate dallo spettro della lotta armata indipendentista, sempre più presente nelle loro vite. Si accende contro l’oppressore il nazionalismo di matrice terrorista. Un libro che è un sogno straordinariamente concreto. Che capacità di Aramburu di costruire personaggi, intrecci e salti temporali con minuzia e devozione tali da avere l’aspetto di una storia vera. E che storia. Non in ordine cronologico, anzi alcuni fatti ripetuti dal punto di vista di un altro protagonista in capitoli successivi (brevi, in totale saranno 125). E che personaggi. Persone comuni, non eroi epici. Due famiglie amiche, che si frequentano da anni, i padri con il loro hobby, le mogli affaccendate con le chiacchiere del paese, i bambini crescono insieme. C’è rispetto e affiatamento, lo si percepisce dai ricordi di ognuno. E che ricordi. Si alternano al presente e per ognuno di loro, chi prima, chi dopo, giunge il momento di tirar fuori emozioni dal passato. Perché in quel passato è successo qualcosa che ha impresso un marchio indelebile sul loro presente. Ha scavato un solco tra di loro. Tutti. Ci sono ferite che non si possono rimarginare. Ci sono ideali che non si possono rinnegare. Ci sono legami indissolubili. E poi ci sono le vite, facili da spezzare. La sofferenza, la separazione, la riunione, la lotta, le sottomissioni, le manipolazioni, i dolori, le paure, le speranze, la tenacia, il rispetto, l’incitamento, la codardia, l’omertà, l’isolamento, le punizioni, il ricongiungimento, la testardaggine. Racchiusi in 630 magnifiche pagine.

Caratterizzazione dei personaggi splendida. Pensieri, emozioni, paure e voglia di rivalsa ruotano attorno ad un attentato.