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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2022
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Lincoln child è celebre per le sue collaborazioni con Douglas Preston, ma anche con i suoi romanzi personali è riuscito ad ottenere un buon seguito, grazie anche a liri come “Abisso” e “Morte tra i ghiacci”. Purtroppo anche lui ha compiuto un passo falso con il libro “Le porte dell’inferno”, che si candida come peggiore tra quelli firmati dall’autore. Il Dottor Jeremy Logan è un docente di storia medievale, ma nell’ambiente dell’archeologia è conosciuto anche come eccellente enigmologo. Ma non tutti sanno che è anche un sensitivo. Sarà proprio questa la peculiarità che convincerà Porter Stone ad invitarlo nella sua base archeologica dove, minacciati da una maledizione, stanno per portare alla luce la tomba di Re Namer, il grande Faraone che ha unificato l’Egitto prima di un’epoca storica poco conosciuta. Nel progetto però e coinvolto anche un vecchio amico di Logan, un dottore che dopo un incidente ha iniziato svolgere studi sulle esperienze di pre-morte. La storia si apre con un gradevole sapore di avventura come pochi libri sanno fare, e tra le nozioni storiche sugli egiziani si intravedono spunti dedicati all’occulto e allo spiritismo. Peccato che in breve la vicenda diventi improntata quasi solamente su questi aspetti, mentre la storia si sviluppava con interessanti risvolti, ma perdendo sempre più ritmo e diventando una lettura che prosegue per inerzia, lasciando il lettore piuttosto distaccato e poco coinvolto. Indubbiamente “Le porte dell’inferno” è ben scritto e documentato, mentre la sfumatura dell’occulto può infastidire qualche lettore ma non è particolarmente eccessiva. La vera pecca è l’anonimato dei personaggi, la scarsa capacità di coinvolgere appieno il lettore nella storia, sfociando così in una lettura senza carisma che si dimentica in fretta.
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