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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2014
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Saggio che attraverso un'attenta analisi da parte dell'autore ci induce a riflettere sul nostro passato, il quale continua purtroppo ad essere ancora il nostro presente. Mettendo in luce i soliti problemi dell'Italia e degli italiani che ci portiamo dietro incredibilmente da secoli. Libro scorrevole e letto in pochissimo tempo.
Corrado Augias parte dal valore del principio di Libertà per dispiegare un'analisi a tutto campo sul "carattere" degli italiani. Analisi che affonda fin dalle riflessioni di Dante, Guicciardini e Machiavelli sull'egoismo nostrano più attento al proprio "particulare" che ad una più ampia visione di solidarietà sociale e di unità del paese, complice anche il potere temporale della Chiesa. Si arriva così ai nostri tempi con il prevalere del "familismo amorale" e della corruzione della classe politica, ma non solo, che vede il suo acme in Silvio Barlusconi.
Nel volgere di pochi mesi, due "colonne" del giornalismo divulgativo italiano, ovvero Piero Angela ("A cosa serve la politica?" - Mondadori) e, con questo libro, Corrado Augias si sono occupati della difficile situazione economica, sociale e culturale in cui si è arenato in nostro Paese. Pur partendo da approcci diversi (filosofico quello di Augias e molto "razionale" quelle di Angela), i due autori giungono alla stessa conclusione: l'"italiano medio" è rassegnato a vivere in un Paese che tale non è, dove meritocrazia, rispetto delle Istituzioni, lealtà, efficienza, ecc.. sono solo belle parole sbandierate da tanti con falsa convinzione. Il cittadino accetta tutto ciò, chiedendo in cambio un po' di quella "libertà distruttiva" tanto ambita dalla classe dirigente: poter evadere le tasse senza correre troppi rischi, poter sanare una casetta abusiva, insomma poter abusare della cosa pubblica anziché costruirla e valorizzarla insieme agli altri. Purtroppo non è solo storia recente: fa effetto leggere in questo libro di Augias citazioni di Calvino, Leopardi, Machiavelli o Dante Alighieri (!!) che suonano così attuali. Le digressioni storiche dell'autore sono sempre pregevoli e non mancano gli ormai consueti attacchi al Vaticano, le cui ingerenze nella vita civile, ieri come oggi, sono annoverate come una delle cause del malessere sociale italiano. Augias cade un po' nel banale quando, nel criticare a buon diritto la pessima concezione del potere nella visione berlusconiana, attacca l'ex Presidente del Consiglio accusandolo di aver causato con i propri palinsesti televisivi, il decadimento culturale del nostro Paese; dimentica l'autore che, in realtà, le tv commerciali non hanno fatto altro che traslare in Italia "modelli" (le soap opera negli anni '80 o i realty show in tempi più recenti) che già imperversavano anche in Paesi non affetti dai nostri "decadimenti": viene da pensare, quindi, che le cause vadano cercate altrove. Una lettura nel complesso pregevole.
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