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Shah-in-Shah - Ryszard Kapuscinski - copertina
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Shah-in-Shah

Descrizione


Nell'anno drammatico della rivoluzione, Kapuscinski è in Iran per uno dei suoi più brillanti e memorabili reportage, in cerca di risposte. E riesce a temperare, con impeccabile stile, la complessa ricostruzione storico-giornalistica con un'appassionante capacità narrativa. Non fa lezione, non sale in cattedra. Al lavoro nella sua stanza d'albergo, ingombra di giornali, di ritagli, di foto, filmati e nastri registrati, ricostruisce il quadro degli eventi, delle premesse che li hanno provocati e delle situazioni che si preparano. Ricostruisce il lento ma inesorabile procedere degli avvenimenti che hanno portato alla rivoluzione khomeinista: l'incerta ascesa al potere dello scià, la sua euforica prepotenza in seguito alle scoperte petrolifere, il clima di terrore e repressione instaurato dalle brutali forze di polizia della Savak e il progressivo rifugiarsi del popolo nelle moschee, tra le braccia dei mullah e dell'islam, unica istituzione ritenuta in grado di proteggere dalla violenza cieca del potere centrale di Teheran. Il suo puzzle rigoroso è sempre filtrato dalla sensibilità e da un'umanità profonda.
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Dettagli

2013
Tascabile
1 ottobre 2013
176 p.
Szachinszach
9788807883408
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Indice


Le prime frasi del libro:

FOGLI, FACCE, CAMPI IN FIORE

È tutto sottosopra come dopo una frenetica e brutale perquisizione di polizia. Ovunque pile sparpagliate di giornali locali ed esteri, edizioni speciali, titoli cubitali che attirano l'occhio:

È PARTITO,

con grandi foto di una faccia magra e allungata dove si legge la fatica di non lasciar trasparire né la tensione nervosa né la sconfitta; una faccia che a forza di controllarsi finisce per non esprimere più nulla. Accanto, altri esemplari di edizioni speciali posteriori proclamano con fervido trionfalismo:

È TORNATO!

Sotto, la foto a tutta pagina di un volto patriarcale, chiuso e severo, fermamente determinato a non esprimere nulla.
(Tra questa partenza e questo rientro quanta ansia, emozione, terrore e sconvolgimento!)
A ogni piè sospinto (per terra, sulle sedie, sul tavolo, sulla scrivania) caterve sparpagliate di fogli, pezzetti di carta, appunti scarabocchiati in fretta e furia e così alla rinfusa da non riuscire più a ricordare dove diavolo avrò mai trovato la frase che dice: "Mentirà, farà promesse: non lasciatevi trarre in inganno". Chi l'ha detto? Quando? A chi?
Oppure, scritto in rosso per tutta la larghezza del foglio: "chiamare assolutamente il 64-12-18". È passato tanto di quel tempo che non so più di chi fosse quel numero, né come mai fosse così importante.
Lettere mai terminate e mai spedite. Se solo riuscissi a riordinare le idee, ne avrei di cose da raccontare su quel che ho visto e vissuto da queste parti...
La confusione maggiore imperversa sul grande tavolo rotondo: foto d'ogni formato, cassette registrate, pellicole amatoriali da 8 mm, bollettini, fotocopie di volantini, il tutto ammonticchiato alla rinfusa come al mercante delle pulci. E poi ancora manifesti, album, dischi, libri acquistati o ricevuti in regalo: la documentazione di un'epoca da poco finita ma che è ancora possibile sentire e vedere, in quanto immortalata su pellicola (le fiumane di gente in corteo), su cassette (lamento dei muezzin, urla di comando, conversazioni, monologhi), in fotografia (espressioni estatiche, facce esaltate).
La sola idea di dover riordinare tutto questo materiale (il giorno della mia partenza si avvicina) suscita in me un senso di repulsione e di estrema stanchezza. La verità è che quando sto in albergo (cosa che mi accade spesso) un certo disordine in camera mi fa piacere, mi dà un senso di vitalità, un surrogato d'intimità e di calore; mi suggerisce l'impressione (poco importa se illusoria) che un luogo per definizione estraneo e poco accogliente come una camera d'albergo sia stato almeno in parte asservito e addomesticato. Le camere scrupolosamente rifatte mi disturbano: tutte quelle linee dritte, quei mobili spigolosi, quelle pareti piatte, quella meticolosa geometria, rigida e forzata, che non tiene alcun conto della mia presenza mi sgomentano, togliendomi ogni voglia di fare. Per fortuna, grazie ai miei gesti (peraltro inconsapevoli e dovuti a fretta o pigrizia), in capo a pochi giorni l'ordine originario è smantellato, gli oggetti prendono vita, cominciano a migrare da un posto all'altro entrando in sempre nuovi assetti e relazioni; lo spazio si riduce, assume un che di vagamente barocco, si fa più caldo e familiare. A quel punto tiro un sospiro di sollievo e comincio a rilassarmi.

Valutazioni e recensioni

 Francesca
Recensioni: 5/5
Tra i miei preferiti

Ho letto diversi libri sull'Iran, ma questo di Kapuscinski, nonostante si concentri sulla storia contemporanea del paese, è quello che più di tutti è riuscito a trasmettermi la sua essenza: la sua storia millenaria, la sua cultura, la sua lingua.

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SAJJAD LOHI
Recensioni: 5/5

Uno dei momenti più complessi della storia novecentesca. Kapuscinski è lì e si domanda cosa voglia dire concretamente una rivoluzione. Nuova politica? Nuove idee? Nuove istituzioni? Lo storico analizza alla luce di una concezione della storia ben particolare, un evento poliedrico e polisemico come la rivoluzione iraniana. Ma non si ferma ai soli strumenti dello storico, né a quelli del giornalismo. Capirete solo leggendolo

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Recensioni: 4/5

Una scrittura facile e accattivante ti introduce nella storia dell'Iran facendotela conoscere dalla parte della gente comune costretta tra miseria e persecuzioni.Dopo 30 anni dalla rivoluzione khomeinista gli iraniani si sono liberati dalla miseria e dalle persecuzioni?

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Recensioni

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Ryszard Kapuscinski

Ryszard Kapuscinski

1932, Pinsk, Polonia (oggi Bielorussia)

Giornalista e scrittore polacco. Nato in una regione della Polonia orientale poi divenuta Bielorussia, laureato in storia dell’arte, nei primi anni ’60 divenne corrispondente estero dell’Agenzia di stampa polacca (pap), ruolo che lo portò a visitare numerosi paesi in via di sviluppo in Africa, Asia e Sudamerica. Nel ventennio successivo, e fino alla fine della sua carriera, è stato testimone di moltissime guerre, colpi di stato e rivoluzioni, e della dissoluzione dell'esperienza coloniale in Africa. Di questi eventi ha fornito memorabili resoconti nei suoi libri-reportage: La prima guerra del football e altre guerre di poveri (1978), sulla guerra in Centro America; Il Negus: splendori e miserie di un autocrate (1978), sulla caduta di Hailé...

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