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Anno edizione: 2016
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Anno edizione: 2021
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La pornografia interpreta la vita di Martino Bux, i cui giorni sono scanditi da un ossessivo riferimento ai divi del porno senza trascendere la volgarità. Un romanzo monotono e noioso.
L'idea del romanzo era sicuramente interessante ed originale. Risulta anche ben scritto, nel voler raccontare questa storia del protagonista, Martino Bux, che attraversa il mondo della pornografia, vista da spettatore, nel corso di un trentennio. Ma nonostante qualche lampo, tra cui la scena finale, alla fine ha un po deluso le aspettative. Comunque consigliato.
Il personaggio di Martino, tipo instabile con la testa tra le nuvole (del sesso), è fiabesco e si muove attraverso un mondo, il sottobosco del porno, con ingenuo Candore. Una figura tenera che, anche grazie alla scrittura di Desiati, risulta simpatica non foss’altro per gli “schiaffoni” che gli arrivano dai vari altri comprimari. Un’opera riuscita quindi? A fine lettura restano un paio di perplessità, una concettuale, l’altra strutturale. Circa la prima non si può non notare che il mondo del porno rappresentato sia lontano da quello reale: non v’è nulla della violenza, della sopraffazione, dei ricatti, dello sfruttamento, del timore dei vari contagi, dei medici colpevolmente compiacenti, del collegamento con il coinvolgimento di minori, dello stress psicofisico, della disperazione di chi non riesce a trovare un lavoro e allora… Tutto ciò sostituito da un elenco di nomi di star, di ammucchiate, attrezzi… insomma la punta dell’iceberg, un immergere le mani nella melma ben protette da un robusto paio di guanti. Appare non del tutto condivisibile, inoltre, far esprimere in un italiano accattivante e dotto (in prima persona) un personaggio che in quanto a letture non va oltre Supersex. Scelta comunque accettabile se il risultato finale risultasse piacevole, ma che stride con l’ultimo paragrafo in cui, pur passando alla terza persona, la voce narrativa resta identica, senza soluzione di continuità con quanto la precede. Per questo resta in bocca un sapore amaro, come un’occasione in parte persa, ché la descrizione del sottobosco romano con i suoi astrusi personaggi ha alcuni momenti senz’altro validi.
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