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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2012
Vincitore premio Pulitzer per la narrativa 1998
Un libro che demolisce ogni stereotipo sulla grandezza dell'America e getta una luce sinistra sui suoi valori fondanti. La guerra, la famiglia, il fanatismo, la crisi, sono raccontati da Philip Roth con profondo acume. Un libro che è stato definito da tutti "Il grande romanzo americano". E lo è.
«"Pastorale americana" è un romanzo di quattrocento pagine che finisce con un punto interrogativo. Questo è ciò che lo rende grande?» – The New Yorker
Seymour Levov è alto, biondo, atletico: al liceo lo chiamano «lo Svedese». Ebreo benestante e integrato, ciò che pare attenderlo negli anni Cinquanta è una vita di successi professionali e di gioie familiari. Finché le contraddizioni del conflitto in Vietnam, esplose negli Stati Uniti, non coinvolgono anche lui, e nel modo più devastante: attraverso l'adorata figlia Merry, decisa a «portare la guerra in casa». Letteralmente. Ma Pastorale americana non si esaurisce nell'allegoria politica; è un libro sulla vecchiaia, sulla memoria, sull'intollerabilità di certi ricordi. Lo scrittore Nathan Zuckerman, fin dall'adolescenza affascinato dalla vincente solarità dello Svedese, sente la necessità di narrarne la caduta. E ciò che racconta è il rovesciamento della pastorale americana: un grottesco Giudizio Universale in cui i Levov, e i lettori, assistono al crollo dell'utopia dei giusti, al trionfo della rabbia cieca e innata dell'America.
Che cosa può succedere in una famiglia quando le nuove generazioni non si riconoscono più e non condividono più i valori in cui sono state cresciute quelle precedenti? Ebbene inevitabilmente si crea una spaccatura, ma la spaccatura di cui ci racconta Philip Roth in questo libro, "Pastorale americana" Einaudi editore, è tra le più tragiche che si potrebbero immaginare. Mary Levov è un'esponente della quarta generazione di questa famiglia, i Levov, immigrati ebrei negli Stati Uniti circa negli anni '30 del '900, che dal nulla sono riusciti a costruire un impero. In qualche modo si può dire che hanno incarnato davvero l'illusione, che nel loro caso illusione non era, del grande sogno americano. Ma il mondo in cui vive Mary non assomiglia in nessun modo a quello in cui vivevano i suoi genitori, e ancora prima i suoi nonni: l'America degli anni '60 e '70 è molto diversa e ha ormai svelato tutta l'ipocrisia e le falsità che ci sono dietro al grande sogno americano. Mary quindi, impossibilitata a trovare una forma di dialogo con il padre molto rigido, che pretende che lei sia grata di tutto quello che i genitori hanno fatto, e ancora prima i suoi nonni, per arrivare nella medio-alta borghesia americana, decide di scegliere la soluzione più estrema per mandare un messaggio alla sua famiglia, scappando da casa.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La fine del sogno americano. L’autore con questo libro racconta la fine del sogno americano tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta. Non è solo un romanzo, in quanto a tratti sembra di leggere un saggio di sociologia. In numerose pagine, infatti, le vicende dei personaggi non sono altro che un pretesto per l'autore per descrivere la società nel periodo in cui è ambientata la storia: il mondo del lavoro, dei costumi e delle consuetudini sociali della borghesia americana. Più di tutto rivela come la presunta sicurezza di possedere quanto ha questa famiglia della “middle class” agiata e senza problemi (il capofamiglia è il proprietario di una fabbrica di guanti che sposa la vincitrice di un concorso di bellezza), che possiede i beni con la superba convinzione che tutto questo sia a loro dovuto ed intoccabile, diventa invece estremamente illusoria, in quanto basta la più lieve fluttuazione delle circostanze e del caso per sovvertire quello che, forse per personale e disperato bisogno, si riteneva essere l'ordine stabilito (nella fattispecie, dalla figlia che diventa terrorista ed assassina). Il difetto del libro è che la parte sociologica finisce per rendere la prosa alquanto lenta, priva d'ironia, il tutto per dare maggiore spazio all'approfondimento della psicologia di ognuno dei personaggi, mettendo in luce le loro incoerenze, le loro ipocrisie e le loro fragilità.
Zuckerman, scrittore alter ego di Roth, parla con ammirazione dello Svedese (il ragazzo figo della scuola per intenderci) che incontra per caso dopo anni. parlando Zuckerman si rende conto che la vita 'perfettamente americana' dello Svedese è tutta apparenza; i ricordi che possiede del 'mito' sono ben distanti dalla persona che ha d'avanti ora ed inizia ad osservarlo con occhi più 'umani' tanto da pensare "quest'uomo è l'incarnazione del nulla", ma è sempre lo stesso a rendersi conto di sbagliarsi; infatti alla reunion di classe, tramite ciò che viene a scoprire, decide di ricostruire la vita dello Svedese gioie e dolori, e della disgrazia che ha fatto incrinare la sua perfetta vita: la figlia Merry il bello e la parte più tosta arrivano adesso -almeno, quello che per me ha fatto scattare la scintilla. veniamo catapultati all'interno della mente dello scrittore e devi essere ben vigile per stare al passo. le descrizioni sono lunghe e dettagliate e così i passaggi storici, i ricordi e le divagazioni (ce ne sono un po'). ci parla di guerra, di politica, della rabbia verso l'America, di lotte generazionali, di ciò che la comunità ebraica ha affrontato ma ci parla anche di segreti, apparenze, dell'amore smisurato di un padre verso una figlia -ci sono interessanti scambi di opinioni tra i due. accompagni Roth mentre psicoanalizza i vari personaggi ed è un viaggio vorticoso ma imperdibile, in grado di farci capire che le cose sono sempre diverse viste da fuori e che nulla potrà mai essere normalizzato. mi dispiace averlo lasciato sullo scaffale così a lungo pensando fosse troppo 'politico', è un capolavoro e quando si parla di capolavori si ha un po' paura di esprimere il proprio pensiero. non lasciatevi intimidire dalle prime pagine che davvero possono risultare noiose, fatevi coraggio e inoltratevi, non lo lascerete. credetemi. concludo con: "la vita è solo un breve periodo di tempo nel quale sei vivo"
Grande maestro, opera molto bella capace di scavare dentro. Storia che scorre sulle pagine e prende il lettore. Consiglio assolutamente.
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