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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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Finalista al premio Viareggio-Rèpaci 2020, sezione Poesia
Un'avventura poetica ed esistenziale che prende il via con la metafora del viaggio e degli incontri che il viaggio offre, della quotidianità onirica e a volte sgradevole di chi comunque si trova «straniero tra la gente».
Ciò che nasce puro si trasforma, prolungandosi, nella speranza del futuro ed ecco che di colpo il vento della vita soffia infilandosi da vagabondo in giro dappertutto per il mondo.
Nel suo percorso poetico, Paolo Ruffilli ha praticato strade diverse, sempre confermandosi in una coerente, limpida solidità di pronuncia pur nella varietà di tematiche e argomenti. Questo libro permette di seguirne il cammino per un arco di tempo pressoché quarantennale, trattandosi di un'opera unitaria composta a partire dagli anni Settanta, un ampio work in progress arricchitosi nel tempo. Un'avventura poetica ed esistenziale che prende il via con la metafora del viaggio e degli incontri che il viaggio offre, della quotidianità onirica e a volte sgradevole di chi comunque si trova «straniero tra la gente». Fino al ritorno, dal quale riparte la meditazione turbata sul senso delle cose e della vita, nelle incertezze e negli equivoci degli umani rapporti, tra vuoto, amore e violenza, mentre felicità «sempre si confonde / con la dissolvenza». Nel capitolo che dà titolo al libro, Ruffilli si muove a diretto contatto con gli oggetti di cui si popola la vita, e che si impregnano del nostro passaggio, trovando il senso non banale della loro presenza, si tratti del cappello o del bicchiere, della barca o di un diario, del letto o del libro. La sua fitta narrazione è affascinante, minuziosa, affabilissima, una sorta di insolito canzoniere dedicato a una realtà tanto essenziale nel vissuto quanto raramente indagata, come in queste pagine, con la concretezza maniacale dell'osservatore sensibile. Del poeta, appunto, che perlustra oltre la semplice superficie delle cose, e che qui prosegue con apparente orizzontalità il suo viaggio in un "atlante anatomico", dedicandosi alla bocca o alla caviglia come al cuore o al cervello, non senza ironia delicata, producendosi nell'esercizio acuto e antiretorico di un corpo a corpo con il corpo stesso. Nella sezione conclusiva, infine, il poeta pesca nelle profondità e negli anfratti del dire, nella formidabile, paradossale e «visionaria immaginosa verità» della parola, alla quale chiede risposte, ben sapendo, nella sua saggezza, che troppi interrogativi rimarranno inesorabilmente aperti.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Con questo “ corposo “ lavoro – oltre 200 pagine – Paolo Ruffilli integra e sembra dichiarare di avere completato ( sarà vero? ) il lavoro poetico-esistenziale che lo accompagna nei 70 anni di vita . . Questo lavoro, indica due date 1978- 2019 che rappresentano la vita poetica del Ruffilli. Lavoro di ricerrca da parte di questo poeta che meriterebbe una ancora maggiore considerazione nel panorama non solo italiano. OGNI sua opera non è mai scontata, si differenzia dalla precedente come la successiva si discoterà dall’attuale grazie ad un – lavoro di ricervca che si differenzia di 180 dall’iniziale dove il verso ora e rigetta l’egocentrismo delle sue prime opere. Ben più maturo il verso ora guarda alle differenti sfaccettature della società, alle cose della vita e senza . . Il verso del Ruffilli non si compiace dell’onomatopeica pasco liana, versi che non sono endecasillabi o settenari, mai ritmati, mai musicaleggianti, un insolito canzoniere rivolto ai solitari, tema presente in precedenti opere anche non in versi come NIEVO la versi D'altronde gièà il titolo di questa ( raccolta? Ricerxa poetica? ) di oltre 200 pagineè più che significativo. “ Le cose del mondo, “ fa storvere il naso ai cultori abituati a leggere versi che parlano d’amore con tutte le sue deeivazoni o parlano della patria ( di pietà per i “ diversi “ l’urlo Qui il Ruffilli capovolge tutto e si rivolge a delle cose ch, per quanto nobili,sono pur sempre cose. Un tentativo che neppure il tanto citato Montale osò, se non in parte, Un tentativo che l’autore porta avanti, come detto, per l’intera vita senza mai deviare dalla sua integrità parlando di bicchieri
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