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La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme - Hannah Arendt - copertina
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La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme
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La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme - Hannah Arendt - copertina

Descrizione


Otto Adolf Eichmann, figlio di Karl Adolf e di Maria Schefferling, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell'11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l'11 aprile 1961, doveva rispondere di 15 imputazioni. Aveva commesso, in concorso con altri, crimini contro il popolo ebraico e numerosi crimini di guerra sotto il regime nazista. L'autrice assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il "New Yorker", sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro il caso Eichmann. Il Male che Eichmann incarna appare nella Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori sono grigi burocrati.
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Dettagli

5
2001
Tascabile
16 marzo 2009
320 p.
9788807816406

Valutazioni e recensioni

Claudio Barazzetta
Recensioni: 5/5

Ti si attacca addosso. Non c'è bisogno di studiarlo, analizzarlo, sezionarlo. Ti si attacca addosso e basta. E ti rimane dentro. Valgono per tutto le parole in quarta di copertina: "i servitori di questo "male" non sono che piccoli, grigi, burocrati. I macellai del secolo scorso non hanno la grandezza dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano". La cieca obbedienza, la burocrazia come motore dell'azione umana, per quanto bestiale essa possa essere. Non c'è differenza tra l'Eichmann burocrate dello sterminio e l'ottuso impiegatuccio che non vede oltre le proprie scartoffie. Un inno, un grido rivolto alla propria morale, se esiste ancora quando la morale collettiva viene alienata dalla società intera. E un passaggio fondamentale: la giustizia non deve essere mai condotta in nome e per conto di una parte offesa contro una parte agente dell'offesa. Non può vincere l'accusato o l'accusatore. Deve essere amministrata in nome e per conto di quell'ordine sociale che è stato turbato. Deve servire a riportare l'ordine della pacifica convivenza all'interno della società, a ripristinare il supremo valore di quelle regole che tutti noi ci siamo dati e a cui ci inchiniamo per il convivere civile. Se cade questo presupposto, si ritorna alla legge del taglione. E quando la Arendt, preoccupata, ci dice "...perchè questi fatti possono ancora accadere..." mi è venuta in mente la Yugoslavia dei primi anni novanta. E, meccanicamente, ho provato gioia pensando alla Corte Internazionale dell'Aja. Qualcosa s'è mosso nel genere umano.

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Federica Bascetta
Recensioni: 5/5

Un’opera di Francisco Goya è intitolata “il sonno della ragione genera mostri”. Il sonno della ragione ha davvero generato dei mostri con lo sterminio di massa durante la seconda guerra mondiale. Davvero l’uomo si è macchiato di simili atrocità “semplicemente” perché doveva rispondere a degli ordini? Davvero un uomo può essere considerato “normale”? O il suo crimine “banale”? Eichmann era davvero cosciente di quel che faceva? Devo dire che è stato un libro che non ho letto immediatamente dopo averlo acquistato. Sentivo di non riuscire a leggerlo, di non esserne ancora pronta. Lascia spiazzati, incerti, senza parole.

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Recensioni: 5/5

Sono stata obbligata a leggerlo per ragioni scolastiche, ma sono grata al professore. Leggere questo libro fornisce un senso di impotenza verso l'esistenza del male sulla terra, è quindi un'esperienza quasi deprimente, ma secondo me necessaria. Le risposte di Eichmann, agli interrogatori, dimostrano come davvero le azioni più crudeli e disumane sono il risultato, non di una coscienza contorta e diabolica, ma di personalità deboli e tendenti all'obbedienza che forniscono l'humus per la dilagazione delle idee folli di pochi uomini.

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Hannah Arendt

1906, Linden (Germania)

Filosofa tedesca. Formatasi nelle università di Marburgo, Friburgo e Heidelberg, ebbe come maestri Heidegger, R. Bultmann e K. Jaspers.Di origini ebraiche, nel 1933 emigrò in Francia, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1940.I suoi principali interessi si sono orientati sull’agire politico, inteso come dimensione pubblica dell’esistenza umana.In "Le origini del totalitarismo" (1951), la Arendt ricostruisce il processo storicoche ha condotto alle dittature europee e alla seconda guerra mondiale; i momenti decisivi di tale processo (antisemitismo, imperialismo e trasformazione plebiscitaria delle democrazie) sono interpretati come effetti di una complessiva de-politicizzazione della cultura moderna."Vita activa" (1958) propone l’e1aborazione in termini filosofici...

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