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«Un film per riportare un pizzico di magia nella settima arte» - Alice Sforza, il Giornale
«Il meglio è la prima parte, con rimandi tra plastici della città, echi di acque e fiumi, una realtà vista dallo sguardo turbato della protagonista» - Roberto Nepoti, la Repubblica
«Amore avvolgente e cristallino. Come l'acqua. Dove tutto nasce e tutto torna alle origini. In mezzo, una costruzione dello spazio e il suo rapporto con il tempo. L'uomo plasma l'ambiente. Fa sorgere città a propria misura ma le forme architettoniche non sono immutabili. Si adeguano alle epoche. Alle necessità. Perfino ai governi e ai regimi. Berlino diventa così un paradigma di ciò che avviene in Undine - Un amore per sempre di Christian Petzold, regista al quale il cinema tedesco si affida per rinascere dopo oltre mezzo secolo di buio pesto» - Stefano Gianni, CineSalotto
Undine lavora come storica presso il Märkisches Museum di Berlino ed è appena stata lasciata da Johannes nonostante lui abbia giurato di amarla per sempre. All'improvviso, però, nel bar del museo compare il sommozzatore Christoph, ed è amore a prima vista… Undine ricostruisce la sua vita come Berlino ha ricostruito molteplici volte sé stessa, ma una sera Christoph la chiama infuriato perché si sente tradito da lei. Dal momento che non gli ha mai rivelato l’esistenza di Johannes, come farà Undine a ricucire con Christoph?Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
“L’inganno sta nell’ipotesi che tutto questo non fa differenza……il progresso è impossibile”. In questa frase di Undine a Cristoph, pronunciata sull’architettura di Berlino, forse si racchiude buona parte della storia narrata nel film. Inutile cercare di collocare la direzione del racconto nell’uno o nell’altro verso. Mito e realtà seguono strade diverse ma hanno in fondo tanto in comune. La “differenza” e il rapporto tra passato e presente dove “nessun progresso sembra possibile” sono caratteristiche precise dei rapporti degli uomini con la vita, i desideri, le passioni e quindi l’amore. La continua deframmentazione raccontata da Petzold (il vetro dell’acquario, la statuetta che viene incollata, il bicchiere di vino, la gamba di Cristoph e dopo…. la sua vita) è tipica della costruzione dei rapporti umani dove nel tempo tutto cambia per rimanere uguale. Ecco così che le analogia strutturali di Berlino richiamano quel continuo moto che in ogni vita segna i passaggi di un disperato futuro e di un malinconico passato. Forse, nella vita dell’uomo, la parola progresso è direttamente associata non tanto al miglioramento ma alla capacità di capire chi siamo e da dove veniamo. Undine lo sa o non lo sa di essere una figura mitologica? La telefonata con Cristoph c’è stata o non c’è stata? Il dialogo interiore e spirituale tra i due esiste o è frutto di un sogno perenne? La messa in scena di Petzold non deve necessariamente risolvere e rispondere. La forma è sostanza…..”la forma segue la funzione”, come dice sempre Undine sul balcone. Il film non defluirà via come l’acqua e non costruirà subito strutture definite in coloro che lo vedono. Resta, secondo me, potente tutto l’insieme dove una coraggiosa regia miscela emozione e mistero.
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