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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2014
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Pagine e coriandoli di vita di centinaia di cittadini USA di varia provenienza nell’arco degli anni 50-90 compongono questo libro: si potrebbe dire che è una storia degli USA vista dal basso, ma forse è meglio parlare di quadro di insieme. Nel libro ce ne sono diversi: un’opera fatta da decine di aerei militari dismessi collocati nel deserto e dipinti a formare una composizione astratta da guardare dal cielo, due quadri fiamminghi, Il trionfo della morte e I giochi di bambini, popolati da moltissime figurine deformate e intente nelle loro attività. Nel caso di Underworld sullo sfondo c’è il paesaggio urbano, desertico, montano e morale degli Stati Uniti: il baseball, il serial killer, il video dell’omicidio del presidente Kennedy, Cuba, il timore della bomba atomica e la realtà degli esperimenti atomici nel deserto, le discariche sorvolate dai gabbiani, il mondo distorto visto attraverso i vapori tremolanti del metano che esce dalle discariche. I personaggi che mi sembrano più veri sono i due fratelli Nick e Matt, coi loro faticosi tentativi di diventare adulti nel Bronx e gli interrogativi sul destino del padre scomparso, posti molte volte e da molti punti di vista, come succede per ogni rovello interiore. E’ molto onesta la rappresentazione di Matt che fa un viaggio nel deserto con la donna, non sapendo bene cosa lo spinge: il motivo è che non ha il coraggio di lasciare il centro di sperimentazioni atomiche e vorrebbe che lei gli chiedesse di sposarla e andar via da un’altra parte, per cominciare una nuova vita: ma lo capisce solo quando lei glielo spiega. Il libro è percorso talvolta da ripetizioni di frasi che suggeriscono la necessità umana di riformulare i pensieri per mettere a fuoco meglio il proprio punto di vista, una specie di ritratto dell’evoluzione di un’idea. Io trovo che Underworld sia molto riuscito. Non è LA storia degli ultimi decenni, è un collage di istantanee che nel loro insieme restituiscono un mondo a 4 dimensioni, 3 spaziali e una temporale. Lo trovo molto avvincente e scorrevole: data la mole l’ho letto in vacanza e direi che ne è valsa la pena. Alla fine di un’opera che va così a fondo nella rappresentazione della natura umana mi è sembrato molto stonato il panegirico alla parola PACE vagheggiata in tutte le lingue; potrebbe però essere l’ultimo omaggio alla verità sulla natura umana che spesso dopo una vita vissuta in modo più o meno cinico, in vecchiaia cerca di farsi accogliere nel grembo di un dio su misura.
«Strutturato in un prologo, sei parti, tre interludi e un epilogo, il romanzo comprende l’America nell’arco temporale che rientra tra gli anni 50 e gli anni 90, in ordine non cronologico, ad eccezione di prologo ed epilogo. Si comincia con una leggendaria partita di baseball, tra Dodgers e Giants; questi ultimi vincono miracolosamente con “un colpo che ha fatto il giro del mondo” e un ragazzo riesce ad impossessarsi della palla, che rappresenterà l’unico filo conduttore nei decenni successivamente esplorati.Ma se da un lato l’evento è descritto come un qualcosa che ancora riesce a meravigliare la gente, in quello stesso giorno, il 3 Ottobre del 1951, arriva la notizia che segnerà l’inizio della guerra fredda: la prima esplosione di un ordigno nucleare sovietico. Posti questi due eventi fondamentali, il romanzo riprende negli anni 90, con l’ultimo possessore della palla, Nick, protagonista ideale dell’intera opera ed effettivo della parte 1, procedendo poi a ritroso nelle altre parti, contemplando una fitta rete di personaggi ed eventi, veri e fittizi, collegati e non; rete che va a costituire una delle forme di underworld del titolo. Senza entrare troppo nei dettagli, il titolo si ripresenta in molteplici modi: è il mondo sotterraneo della metropolitana di New York, ambiente degli artisti dei treni, è Unterwelt, il mitico film perduto e ritrovato di Ejzenštejn(inventato dall’autore) , è un quartiere italoamericano del Bronx, è l’industria e l’economia dei rifiuti e anche l’insieme di scene di vita di coloro che sono considerati scarti umani, è il mondo che sta dietro la società e che la controlla(si dirà”Gli italiani hanno una parola per questo sai?La parola è dietrologia“), è l’oltretomba sul quale regna Plutone, al quale DeLillo fa corrispondere il complesso di soggetti deturpati dalle radiazioni del plutonio; è, in ultimo, la volontà collettiva di reprimere, di seppellire il passato. Queste le varianti di underworld, ma come definire l’Underworld romanzo nel suo insieme?Rispondo come hanno fatto in molti, questo romanzo è il titanico affresco dell‘America, è L‘America.Delillo la ritrae con serietà e una lucidità impressionante; opera lunghissima e densa, non è certo quel che si dice una facile lettura, ma si rimane veramente senza fiato di fronte a certe istantanee, certe immagini così nitide e così enormemente significative, non si rimane coinvolti da particolari personaggi o vicende(da tradizione postmoderna ovviamente i concetti convenzionali di inizio svolgimento e fine si annullano), si rimane piuttosto travolti dalla capacità dell’autore di immortalare singole scene e tramite quelle veicolare un messaggio potente, vero. Quando studiai Joyce rimasi colpito dal fatto che Joyce stesso affermava che nel caso Dublino fosse stata interamente distrutta, la si sarebbe potuta ricostruire dalle pagine del suo lavoro, tanto l‘aveva così accuratamente descritta. Mi piace applicare lo stesso concetto in relazione al capolavoro di DeLillo e il suo paese. Chiudo su una nota inquietante.DeLillo è ossessionato dai complotti e dalla paura che si possano verificare terribili eventi, tra questi, s’impone l’11 Settembre. La copertina del romanzo è una foto in bianco e nero che mostra una tomba in primo piano, e il World Trade Center subito dietro, sullo sfondo.A dispetto del mio primo pensiero, non si tratta di una copertina simbolica aggiunta nelle edizioni successive al 2001, ma era già presente nella prima edizione, risalente al 1996. Come se non bastasse, quella foto è stata voluta e imposta da DeLillo stesso a tutte le edizioni nel mondo.
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