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Anno edizione: 2023
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Un cadavere, tre identità. Tre uomini con lo stesso volto nati lo stesso giorno, tre case, tre donne amate intensamente. Quale mistero si cela dietro questo ritrovamento?
Michel Bussi tira i fili di una vicenda inestricabile che sfocerà nella più imprevedibile delle risoluzioni.
«La curiosità di districare un rompicapo quasi diabolico e la tensione a ogni nuovo tassello aggiunto all’indagine divorano il lettore, che si sente quasi una marionetta nelle mani di Michel Bussi, in attesa di essere guidato verso la verità.» - Corinne D'Aloe
«Con l’abilità di un cecchino, Bussi dimostra ancora una volta di saper modulare gli stilemi del noir, della letteratura d’avventura e di viaggio, del racconto di testimonianza familiare e della suspense in questa storia pirandelliana che gioca sul tema dell’identità e delle maschere e su quello delle vite che si possono vivere in contemporanea o che si aspirerebbe a vivere.» - Luca Crovi, Il Giornale
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Petruska è una marionetta, personaggio principale di un balletto di Igor Stravinskij, è un burattino nelle mani di una bambina nel libro "Tre vite una settimana” di Michael Bussi, è la passione che si trasmette da madre a figlio a nipote. Dopo aver letto “Ninfee nere” di Michel Bussi ho deciso di leggere un secondo libro, testo apprezzabile anche se, in alcuni punti, inverosimile. Un cadavere, un mistero da risolvere, una caccia al tesoro. Chi è l'uomo che è stato ucciso? perché sulla sua automobile sono state trovate tre diverse patenti di guida? Il romanzo è diviso in tre parti, suddivise in capitoli brevi, ogni capitolo è incentrato su un personaggio differente. Un ulteriore divisione, è una divisione temporale, i diversi capitoli sono divisi secondo la data e ognuno di essi fa riferimento a una poesia di Arthur Rimbaud, poeta francese nato a Charleville-Mézières., paese dove viene ritrovato il cadavere e dove si svolge parte del romanzo. Come in “Ninfee nere” il giallo è ambientato nel paese di un artista francese, poeta in “Tre vite una settimana”, pittore in “Ninfee nere”. Apprezzo molto il costante riferimento dello scrittore a luoghi, eventi reali: il festival del teatro e delle marionette di Charleville-Mézières, il belvedere dei quattro figli di Ardenne, Petruska,
Bussi: dove niente è come sembra. E questo romanzo non fa eccezione. La scena si apre sul ritrovamento di un cadavere, quello di un uomo, la cui identità si rivela all'apparenza semplice da svelare: Renaud Duval. Già, all'apparenza. Se, infatti, il corpo è uno solo, ben tre sono però le patenti rinvenute sulla scena. Tre patenti con tre identità diverse, tre diverse date e luoghi di nascita, ma la stessa fotografia. Queste le identità: Renaud Duval, Hans Bernard, Pierre Rousseau. Tre uomini. E tre donne ad attenderli. Il libro è scritto, infatti, alternando per lo più la ricerca da parte di Nanesse, Vicky ed Eléa dei loro uomini e, soprattutto, della verità. Chi era l'uomo precipitato? Quale era tra le tre la sua vera identità? Si tratta di un uomo solo con tre vite, o la verità è più complicata di così? Bussi lo scrive chiaro e tondo all'inizio del libro: "diffidate di ciò che leggerete e di colui o colei che tira i fili della storia". D'altro canto, quale è l'alternativa? Provare ad indovinare? Ormai, all'ennesimo libro di Bussi che leggo, dovrei aver capito l'antifona e averci rinunciato. E invece no! Ma tanto non c'è niente da fare e, anche stavolta, mi dichiaro sconfitta. Con Bussi non c'è partita: o vince lui o perdi tu!
beh, quando non riesci a staccarti dal libro per sapere come va a finire è sempre un'ottima cosa...
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