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Anno edizione: 2017
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Impossibile da classificare, un libro di racconti brevissimi (quasi tutti si limitano a due facciate) autoconclusivi che sembra essere una raccolta di invenzioni fantastiche e/o poetiche, forse allegoriche, ma il cui punto forte è l'essenziale astrusità, il loro essere fuori dal tempo, favolistici o verosimili che siano. Si leggono d'un fiato, ma per le successive letture questo libro sarà come un'enciclopedia, andrò a leggere quel raccontino che mi aveva dato quella sensazione o quelle due pagine che parlavano di una creatura strana. Ognuno ha i propri mostri in testa, con alcuni convive felicemente, anche questo è vero, ma io, lettore, voglio conoscere, capire i mostri degli altri: qui sono solo esibiti, esposti per sorprendere e provocare. Dieci stelle per la scrittura efficace e fluida, ma il contenuto di questi brevissimi racconti tra il fantastico e il surreale non mi fa gridare al genio. In effetti si tratta di 35 biografie di personaggi di cui non ho mai sentito parlare e che quindi immagino siano frutto dell'immaginazione dell'autore. Si tratta di una lettura esilarante, intelligente, creativa. Lo consiglio tantissimo soprattutto se appassionati del surreale.
Lo stereoscopio dei solitari è un'opera irregolare e visionaria, capace di creare una pluralità di mondi fantastici che, uscendo dal nulla, comunicano meraviglia, concretezza e profondità nelle dimensioni interdipendenti della scrittura e della lettura. Wilcock non è interessato a travestire con l'eloquenza verità già note, ma a presentarci invece esseri sconosciuti e irreali e inverosimili, per farci intravedere, attraverso ciò che ignoriamo di loro, ciò che non sappiamo di noi. Tra impossibilità di una vera comunicazione letteraria e la disperazione provocata dalla solitudine, si colloca il testo che Juan Rodolfo Wilcock compose nel 1972 in prosa poetica, estraendolo dal profondo psichico, brevi racconti mitologici come simulati o rinvenuti, dove la molteplicità linguistica implica un'immaginazione ibrida e meticcia. L'inadeguatezza alla vita raccolta con abilità poetica e retorica disvela l'estraneità ai criteri del senso comune, che si esprime in narrazioni alterate, incongruenti e irriverenti da un punto di vista sia logico che formale. Quello che gli studiosi definiscono fantastico oggettivo: mondi di finzione inverosimili costruiti su modelli di realtà già esperiti, che accrescono e trasformano la realtà del lettore di uno scarto evasivo e paradossale, momentaneamente definitivo.
"Lo stereoscopio dei solitari" è una raccolta di 66 raccontini, i più lunghi dei quali raggiungono al massimo le quattro pagine, del poeta, scrittore e critico letterario argentino naturalizzato italiano Juan Rodolfo Wilcock, raccolta pubblicata per la prima volta nel 1972. Nel complesso, si tratta di raccontini fantastici che si leggono rapidamente, pieni comunque dell'abituale estro dell'autore, "provocatorio" e "fuori dal tempo" come suo solito. I raccontini, come detto, sono sicuramente fantastici: qui, Wilcock, però, a differenza della raccolta "Parsifal", altro suo immenso lavoro, utilizza il fantastico, da lui adorato quasi fino al parossismo, per giungere, con il suo tipico sarcasmo, a prendere in giro tutto ciò che di assurdo vi è nel reale. Tra i migliori, si segnalano: "Il centauro", "Gli specchi", "I cani da esca", "Il figlio naturale", Medusa", "La bestia", "Nello spazio", "L'isola", "La colonna", "Il pronzone", "Le scimmiette", "L'aruspice". Wilcock presenta la raccolta "come un romanzo con settanta personaggi principali che non si incontrano mai". La nuova edizione Adelphi, del 2017, è la solita edizione economica della casa editrice milanese, fatta abbastanza bene, se comparata al prezzo in ogni caso accessibilissimo. Per quanto riguarda l'opera in sé, non siamo certamente al livello del Wilcock di "Parsifal", proprio come cura dei racconti, come caratterizzazione dei personaggi, soprattutto, forse, per la loro brevità, ma, tutto sommato, anche in questa raccolta si notano la mano e l'originalità dell'autore. Trattandosi di un'opera di Wilcock, comunque, che nel panorama letterario italiano rappresenta sempre un qualcosa di a sé stante, ne consiglio vivamente l'acquisto.
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