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Anno edizione: 2023
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«Quella di Cormac Mccarthy nel suo complesso è un’opera antica, epica, piena di significato, non una serie di exploit narrativi, ma un organismo di libri in costante progressione nel tempo.» - Emanuele Trevi
Ottobre 1972, struttura psichiatrica Stella Maris. Tra le mura di una stanza un uomo e una donna si scambiano parole di matematica e desiderio, di musica e visioni. Lei si chiama Alicia Western ed è lì per cercare di sfuggire ai suoi demoni. Lui è lo psichiatra che l'ha in cura ed è lì per tentare di salvarle la vita. Falliranno entrambi, ma le parole che si scambiano tra quelle mura resteranno dopo di loro. Nella seconda metà della dilogia cominciata con Il passeggero, Cormac McCarthy chiude il cerchio delle vicende dei fratelli Western – e della sua intera opera – con un romanzo di diamantina intelligenza e strabiliante vis drammatica: l'ultima degna parola di un autore di genio.
«McCarthy è uscito di scena con un fremito poderoso. [Nel Passeggero e in Stella Maris] riecheggiano non solo i suoi più grandi successi, ma un intero pantheon della letteratura americana: il linguaggio barocco e il giro di frase di Faulkner; il dialogo conciso e laconico di Hemingway; la paranoia poetica di DeLillo...» «The Boston Globe»
Quando bussa alla porta della clinica psichiatrica Stella Maris, con quarantamila dollari in contanti in una busta e poca carne addosso, Alicia Western ha vent’anni e altri due ricoveri alle spalle. Il compito che attende il dottor Cohen, che la prende in cura, è di quelli che possono far vacillare la fiducia di un medico nella propria professione. Con diagnosi plurime di sociopatia deviante, anoressia, probabile autismo, tendenze suicide e schizofrenia paranoide, Alicia è accompagnata fin dalla pubertà da uno stuolo di personaggi allucinatori capeggiati dall’individuo pinnuto e astruso che lei chiama Talidomide Kid. Ma accanto alle sue molte patologie psichiatriche, la giovane Western è anche una matematica di genio con un QI non testabile, nonché una virtuosa del violino troppo assorbita dalla teoria dei topoi per raggiungere nella musica un’eccellenza a lei accettabile. Ardua missione, per un terapeuta, cercare di strappare i brandelli di un’anima lacerata alle spire di una mente tanto vorace: nella danza di parole che i due ingaggiano, a ogni passo del medico corrisponde un nuovo imprendibile exploit della paziente, intriso di beckettiana ironia e puntellato di autorevoli teorie. Grothendieck e Gödel, Maxwell e Feynman. Kant, Schopenhauer e Wittgenstein. Bach. Il sapere moderno distillato in un lasciapassare per il nichilismo. Nel parterre di riferimenti di Alicia un solo nome compare con sospetta parsimonia, ed è quello di suo fratello Bobby, lasciato in coma in Italia dopo un incidente automobilistico, e dato per morto. Di Bobby Alicia non vuole parlare. Ed è proprio in quell’eloquente silenzio che lo psichiatra incunea il suo grimaldello. Perché ora sa che solo di Bobby, solo a Bobby, Alicia vorrebbe parlare. Seduta dopo seduta, il tempo a disposizione si fa sempre più breve. E nel ticchettio ora sommesso ora impetuoso di quell’orologio che lei sa leggere anche al contrario, Alicia si prepara a dimostrare l’estrema verità che ha appreso su questa esistenza: che «il mondo non ha creato un solo essere vivente che non intenda distruggere».
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Finito "Il passeggero" mi sono buttata subito sul suo seguito (sì, li avevo comprati insieme) perché altrimenti sarebbe rimasto a languire sullo scaffale per secoli. Pregi: 1) Riempie qualche "buco" nella storia familiare di Alicia e Robert. 2) È più corto. 3) Gli argomenti trattati sono spesso oscuri e incomprensibili, l’assenza di punteggiatura ogni tanto fa perdere il filo, ma tanto sai che il libro non arriva a 200 pagine e che tra poco la tortura sarà finita.
La forma dialogica è un elemento di sfida verso il lettore, chiamato a seguire dissertazioni che spaziano dalla matematica alla fisica quantistica, dalla filosofia (Kant e Wittgenstein i riferimenti più celebri) alla musica (l’eterno Bach, ma anche l’anonimo primo costruttore di un violino). Alicia è un personaggio ammaliante, indifferente a ogni esigenza di realismo. La sua mente affilata affronta i limiti della conoscenza, partendo da un soggettivismo che alla fine lascia campo al dubbio, rivalutando forme di platonismo matematico. La ricostruzione del rapporto col fratello, dopo le reticenze iniziali, porta al lato più ‘umano’ del confronto, a quell’amore potenzialmente salvifico, ma sempre ostacolato e negato per lo stigma sociale dell’incesto. Alicia teorizza una dissoluzione senza lasciare tracce (un corpo offerto in eucarestia agli animali), ma dalla prima pagina del ‘Passeggero’ sappiamo che lascerà un segno rosso ben visibile, forse un ultimo tentativo di essere riconosciuta come parte di quella comunità da cui invece si è sempre sentita esclusa. Per altro, dopo tante parole, la chiusura è affidata alla richiesta di un contatto fisico, una mano da stringere.
Ultimo capolavoro del grande Cormac McCarthy. Lei, Alicia Western è tornata nella struttura psichiatrica Stella Maris per cercaredi sfuggire ai suoi demoni. Lui, è lo psichiatra che l'ha in cura ed è lì per tentare di salvarle la vita. Le parole che si scambiano vanno dal padre, che ha contribuito alla costruzione della bomba atomica, passando per la matematica, che Alicia adora, al delirio puro, che a ben vedere tanto delirio non è. Parole, ricordi e visioni si fondono in un mix magistrale
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