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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2020
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Proletkult è un romanzo “perfettamente organizzato”. Anzitutto è diviso in tre parti da undici capitoli ciascuna (più un epilogo) per un totale di trentatre. Perché quest’organizzazione da soviet? La scrittura sempre romanzata dei Wu Ming gioca spostandosi fra due periodi differenti. Quali? Primo. Il decennio post-Rivoluzione Russa sotto Stalin, per l’esattezza quel 1927 anno di celebrazione per l’anniversario ma anche di scontri fra governo e opposizione. Secondo. Gli anni precedenti la Rivoluzione, quando un gruppo di marxisti tentava l’impossibile: ovvero preparava proprio la Rivoluzione d’Ottobre. Dopo la Rivoluzione, il collettivo marxista di cui sopra (come collettivo è Wu Ming) si sarebbe fatto chiamare Proletkult, ovvero Organizzazione Culturale-Educativa Proletaria. L’obiettivo di questo cantiere proletario era quello di slacciarsi dalla precedente tradizione borghese per formare una classe operaia consapevole. La scrittura dei Wu Ming fa quindi avanti e indietro nel tempo senza mai venire meno alla tipica analisi storica da saggio grazie alla quale abbiamo imparato ad amarli. Ed è grazie a questo avanti e indietro temporale che la politica reale si avvicina alla dimensione fantastica: i marxisti invecchiati riflettono su cosa più rimanga della giustizia sociale e del collettivismo che propugnavano. Riflettono su che cosa oggi sia reale e cos’altro sia debordato nella fantapolitica. Non da meno, anche la copertina gioca con il tempo, in quanto remake del manifesto propagandistico di Viktor Konstantinovi? Votrin datato 1966. Tutto comincia con lei, Denni. Una ragazza che pare uscita da un’altra epoca. Usa contanti di un’altra valuta, purtroppo nessuno l’aveva messa al corrente che sui rubli è scomparsa la faccia di Pietro il Grande. Viaggia in cerca di uno scrittore che conosceva il padre, va per Leningrado e scopre che oggi si chiama San Pietroburgo. Denni troverà lo scrittore amico del padre. Si chiama Aleksandr Aleksandrovic Malinovskij, pseudonimo di Aleksandr Bogdanov, personaggio storico, il primo a tradurre in russo Il Capitale e scrittore del romanzo utopico Stella Rossa (1908). Bogdanov è stato inventore dell’empirionismo (una nuova filosofia) e della tectologia (una nuova scienza), è stato fra i principali fondatori del Proletkult (con sede a villa Morozov di Mosca) e in quel 1927 dirige a Mosca un istituto di trasfusione del sangue (ancora, il comunismo anche attraverso il sangue). Il suo capolavoro letterario dal titolo Stella Rossa, romanzo fantapolitico incentrato su alieni socialisti provenienti da Marte, non sarebbe nient’altro che la trascrizione di quanto a suo tempo gli raccontò (o confidò) l’amico e compagno (scomparso nel nulla) Leonid Volchov, il padre di Denni...
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