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Il processo - Franz Kafka - copertina
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Il processo
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Il processo - Franz Kafka - copertina
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Descrizione


Josef K. condannato a morte per una colpa inesistente è vittima del suo tempo. Sostiene interrogatori, cerca avvocati e testimoni soltanto per riuscire a giustificare il suo delitto di "esistere". Ma come sempre avviene nella prosa di Kafka, la concretezza incisiva delle situazioni produce, su personaggi assolutamente astratti, il dispiegarsi di una tragedia di portata cosmica. E allora tribunale è il mondo stesso, tutto quello che esiste al di fuori di Josef K. è processo: non resta che attendere l'esecuzione di una condanna da altri pronunciata.
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Dettagli

4
2002
Tascabile
238 p.
Der Prozess
9788807821097

Valutazioni e recensioni

Enrico Caramuscio
Recensioni: 0/5

Una mattina come tante, mentre aspetta che gli venga servita la colazione, il procuratore di banca Josef K. riceve la visita inaspettata di due sconosciuti che lo dichiarano in arresto. Una faccenda quanto mai inverosimile, lui è innocente, non ha fatto niente di male e per di più non si capisce quali siano le ragioni di questo provvedimento. Sulle prime pensa si tratti di uno scherzo, di una burla grossolana organizzata dai suoi colleghi di lavoro per qualche ignoto motivo, forse perché quello è il giorno del suo trentesimo compleanno. Ma presto il protagonista capisce che c’è ben poco da scherzare: la questione, per quanto possa apparire paradossale, è estremamente seria e molto più grave di quanto sembri. Ecco quindi che, senza neanche riuscire a capire quale reato gli venga imputato, il nostro eroe si trova coinvolto in una vana ed estenuante lotta contro un sistema giudiziario torbido e ingarbugliato, una battaglia impari ed estenuante che logorerà le sue forze ed i suoi nervi portandolo ad una lenta alienazione e che non potrà che culminare in un tragico quanto ineluttabile epilogo. Kafka ci catapulta in un intrigo di paradossi e situazioni surreali, in un labirintico viaggio nei meandri della legge e della burocrazia nel quale l’uomo comune si muove con la stessa agilità e le medesime possibilità di salvezza di una mosca nella tela del ragno. L’autore è straordinario nel creare un’atmosfera sempre più cupa ed opprimente, portandoci al fianco del povero impiegato in basse soffitte dall’aria pesante, stanze buie e polverose dal clima irrespirabile, scale vertiginose, corridoi affollati, in una città costantemente battuta dalla pioggia, dal vento o dalla neve, tra viscidi e ambigui personaggi e con la sensazione di essere sempre spiati, additati, giudicati. Un vero e proprio incubo giudiziario a dir poco claustrofobico, che appare palesemente emblematico di quella che è la concezione pessimistica della situazione umana secondo Kafka. L’indefinibilità del tempo e dei luoghi in cui la storia è ambientata, la vaghezza delle colpe, l’indeterminatezza del potere e delle istituzioni sembrano studiate apposta per far si che questa spietata analisi non si possa circoscrivere né ad un determinato periodo storico, né ad una specifica regione, né tantomeno ad un particolare regime politico, ma riguardi la condizione esistenziale dell’uomo ovunque esso si trovi, in qualsiasi epoca esso viva e qualunque classe dirigente lo guidi. “…Con occhi ormai spenti K. vide ancora come i signori, guancia a guancia davanti al suo volto, spiavano l’attimo risolutivo. – Come un cane! – disse, e fu come se la vergogna gli dovesse sopravvivere.

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Rosalba Raineri
Recensioni: 4/5

Un processo in corso per Joseph K... Qual è la sua vera colpa? Da chi è stato accusato? Il lettore si sente smarrito, pagina dopo pagina, scopre che in realtà Joseph non ha reali colpe. Circondato da uomini della giustizia corrotti, da tribunali quasi inesistenti, il protagonista dovrà affrontare da solo e con molta sfiducia la difficile situazione.

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MARCO DE VIVO
Recensioni: 5/5

Questo libro in verità non avrebbe mai dovuto arrivare alle mani dei lettori per volontà dello stesso Kafka. Ma il suo migliore amico intuì che sebbene l'opera fosse incompleta, essa rappresentava forse l'opera maggiore dello scrittore. Anche se la trama è molto frammentaria il libro risulta completo per la quantità enorme di significati nascosti e impressioni che riesce a comunicare. Nella trama si evince immediatamente la totale sfiducia di Kafka nella giustizia, nelle istituzioni, nei tribunali che sono rappresentate nel libro da gente corrotta, poco affidabile e a cui nulla importa della sorte degli altri individui, badando esclusivamente ai loro affari. Kafka ricorre a situazioni grottesche ai limiti dell'assurdo, probabilmente molti registi si sono serviti delle medesime tecniche nei loro film per rappresentare situazioni surreali come per esempio i sogni e gli incubi. Tali tecniche sono utili al lettore anche per comprendere il totale senso d'impotenza che piano piano prende forma nella mente del protagonista Joseph K (in cui probabilmente si riflette lo stesso Kafka). Una persona che dorme infatti non è cosciente di quanto avviene intorno a lei nè può fare nulla per intervenire e cambiare le cose. Tuttavia il protagonista non vuole rassegnarsi a questo dato di fatto e tenta di andare contro corrente, rifiutando l'aiuto delle varie strutture istituzionali offerte dalla società quali i tribunali e gli avvocati e sarà proprio questa sua ostinata decisione a determinarne la fine. Forse Kafka ha previsto quelle inquietitudini e quelle problematiche che avrebbero poi sconvolto Montale e Pirandello quali la massificazione della società, la sparizione dell'individuo singolo con la propria personalità, l'importanza di dover indossare una maschera e di uniformarsi per poter sopravvivere nella società moderna. Perciò è un libro che può essere letto in vari modi.

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Franz Kafka

1883, Praga

Franz Kafka è stato uno scrittore boemo di lingua tedesca. Viene ricordato come uno scrittore che è stato capace di influenzare la letteratura e l'immaginario del mondo intero. Figlio di un agiato commerciante ebreo, ebbe col padre un rapporto tormentato, documentato nella drammatica "Lettera al padre" (1919). Il fidanzamento con Felice Bauer, interrotto, ripreso, poi definitivamente sciolto, la relazione con Dora Dymant, con cui convisse dal 1923, testimoniano l'angosciata ricerca di una stabilità sentimentale che non fu mai raggiunta. Intraprese lo studio della Giurisprudenza, si laureò nel 1906 e si impiegò in una compagnia di assicurazioni. Malato di tubercolosi, soggiornò per cure a Riva del Garda (1910-12), poi a Merano (1920) e, da ultimo, nel...

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