Pesci piccoli

Robecchi conferma la sua grande capacità di fondere nello stesso testo il genere "giallo" (poliziesco) e il "trattato" sociologico descrivendo magistralmente i connotati di questa "scassatissima" società. Robin Hood sarebbe mooolto contento

Seguo (e apprezzo) Alessandro Robecchi fin dalla prima apparizione del suo personaggio Carlo Monterossi. La trasposizione televisiva su Amazon Prime mi ha creato qualche perplessità all'inizio in quanto la scelta di Bentivoglio non mi sembrava centrata, come nel caso Zingaretti/Montalbano e Giallini/Schiavone. Bravissimo attore ma lontano dalla mia, personale, proiezione di Monterossi. Nell'ultima serie mandata in onda questo disagio si è molto ridotto ed ora, con questo nuovo romanzo "Pesci piccoli", ho avuto la sensazione che Robecchi (che ovviamente segue anche la sceneggiatura della serie TV) abbia compiuto una sorta di "convergenza televisiva". Ancora una volta Robecchi propone un filone del tutto personale, quello del "noir sociale milanese". Nessun delitto efferato, truffe e reati di piccola entità, da parte di un sottobosco proletario di periferia; Poi però c'è la truffa suprema, quella mediatica. La Grande Fabbrica della Merda e il programma trash "Crazy Love" (con il sarcasmo di sempre!).mi piace fare riferimento, ancora una volta a Enzo Jannacci: "roba minima"! Questa volta Flora De Pisis si occupa di un presunto miracolo: un crocefisso la cui corona di spine emana luce. Finti miracoli, ex preti e ex pornostar che truffano i creduloni e raccolgono donazioni (geniale l'idea dell'Iban tramite QR!!!). Poi c'è anche la grande truffa, organizzata con un falso furto per ottenere, tramite ricatto ed estorsione, sostanziali somme di denaro. Tutto ben architettato e narrato con ritmo incalzante e trovate creative. Tutti i personaggi, creati nel tempo, sono in scena con ruoli e caratteri ben definiti. Se ne aggiunge uno nuovo: Teresa - la donna delle pulizie che scopre casualmente ciò che è stato rubato e diventa protagonista della vicenda. n conclusione una vera e propria sceneggiatura (di buon livello) pronta per la trasposizione televisiva!

Forse il più bel lavoro sulla saga del Monterossi e della sua scompaginata compagnia di detectives,privati e pubblici, e di lavoratori dello spettacolo. Qui davvero si respira l'aria inquinata, non solo dalle polveri sottili, della società nazionale inurbata, dove le enormi disuguaglianze portano agli, spesso abortiti, tentativi di affrancamento che richiedono di gettarsi alle spalle ogni scrupolo morale. La disperazione porta all'annichilimento o alla rabbia? La via maestra è smarrita per sempre? Forse Monterossi non troverà la risposta, ma almeno si pone la domanda.