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2010 - Festival di Cannes Miglior Attore Germano Elio
2010 - Nastri d'Argento Miglior Attore Protagonista Germano Elio
2010 - Nastri d'Argento Miglior Attrice Non Protagonista Ragonese Isabella
2010 - Nastri d'Argento Miglior Attore Non Protagonista Zingaretti Luca
2010 - Nastri d'Argento Miglior Attore Non Protagonista Zingaretti Luca
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A volte la cosa più difficile in un film è raccontare il presente...sul passato, infatti, ci si può agevolmente documentare; sul futuro, invece, ci si può aiutare con la fantasia. Ma il presente è diverso, soprattutto il nostro presente: bisogna avere una grande capacità osservativa per raccontare e un'altrettanto grande capacità di spogliarsi delle proprie vesti e caratteristiche fisiche per interpretare l'uomo di oggi. In questo, Daniele Luchetti e l'intero cast di questo strepitoso "La nostra vita" sono stati direi acuti, appropriati e straordinari: non tanto per la Palma d'Oro conquistata da Elio Germano, secondo me l'attore italiano più bravo che sia in circolazione in questo momento, ma proprio per la sensazione di vera commedia all'italiana di un tempo che questo film lascia allo spettatore. Pur nella vicenda drammatica, pur nell'esasperazione mai soffocata, si riesce ad affrontare emotivamente il film nello stesso modo in cui il protagonista affronta la triste vicenda che gli accade: si accetta quasi, ma mai del tutto, la perdita luttuosa della persona amata, ma si cerca anche di prendere in mano la propria vita e di affrontarla, se si riesce, anche con un tiratissimo sorriso. Mi è spiaciuto, di fronte a questo trionfo del ritratto dell'oggi e a questo lavoro ottimamente diretto e rifinito, aver assistito alla censura del trionfo di Elio Germano, reo di aver espresso solo un suo pensiero, peraltro condiviso dalla maggior parte degli italiani, che non credo fatichino a sentirsi migliori di chi li governa. E' passata così in sordina la vittoria da parte del cinema italiano, di uno dei più prestigiosi riconoscimenti internazionali: e su questo silenzio non si può tacere. Molto bella, infine, la colonna sonora di Vasco: la riscoperta id Anima fragile diventa anche un insolito rituale funebre, che origina una delle scene più toccanti del film. Consiglio a chi l'ha perso di correre al cinema a vedere questo film: semplicemente straordinario!
...e la vita continua anche senza di noi, che siamo lontani ormai... questo è sicuramente la strofa più significativa della colonna sonora del film, da "Anima Fragile" di Vasco, e che sintetizza il significato di un film che racconta la storia di una famiglia come tante, che alternando momenti di gioia a momenti di sofferenza cerca di andare avanti! La storia è drammatica e mette in risalto la fragilità della vita e la precarietà della felicità poichè quando meno te lo aspetti la vita può riservare un finale completamente diverso da quello che immaginavamo ci attendesse...
Il lavoro nero. La crisi dell'occupazione. La criminalità nei quartieri poveri. L'immigrazione clandestina. Il razzismo. Il silenzio delle autorità, quando non la compiacenza. La corruzione diffusa. Tutti questi temi sono alla base di una buona serie di film contemporanei (d'altronde, come evitarli?); ma in questo La nostra vita, Luchetti parte dando già per scontato tutto quanto, prendendo quanto appena esposto semplicemente e naturalmente come milieu, come contesto sociale in cui ambientare la propria storia. Qui c'è la grande novità del film, che per il resto altro non è se non uno spaccato psicologico su un personaggio 'al passo con i tempi' dell'Italia del 2010: se la realtà è crudele e brutale, Claudio (Germano, bravissimo e giustamente premiato a Cannes) non può che rispondere rincarando la dose e rinchiudendosi in sè stesso e in ciò che ha di più caro, ovvero la famiglia. Non solo i tre bambini, ma anche il fratello e la sorella, che liquida il loro rapporto (fra lei e Claudio) con una battutella leggera, ma quanto efficace: "i tacchi alti sono come i parenti: sono scomodi, ma aiutano". E' un'Italia egoista, egocentrica, sbruffona, avida, menefreghista, razzista (nel senso più lato possibile: è un razzismo che colpisce di volta in volta chi è più utile colpire), opportunista, immorale: è la nostra Italia. Colpisce la decisione di Rulli, Petraglia e dello stesso Luchetti (sceneggiatori) di rimanere al di fuori della dimensione politica: sicuramente non è stato facile, ma attenzione: dritto per di qua si sprofonda nell'ovvio qualunquismo. Ad ogni modo, meritato il finanziamento ministeriale come opera di interesse culturale. Quando girava la scena del funerale, con il protagonista che canta a squarciagola in chiesa, sgraziato, stonato e fuori tempo, Anima fragile di Vasco (senz'altro una delle sue canzoni più pregne di pathos), Luchetti sapeva di stare scrivendo una piccola pagina del cinema italiano di oggi. Lo sapeva ed è riuscito a contenersi, come d'altronde sa spesso fare. E ne era cosciente anche Germano, davvero straordinario in questa particolare sequenza.
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