La narrativa contemporanea
Il profondo rinnovamento tra anni Sessanta e Settanta costituisce una premessa per l’affermazione di una grande generazione di narratori, che hanno arricchito la prosa e in primo luogo il romanzo di voci e possibilità: Lidman,Birgitta Trotzig, Sven Delblanc, Kerstin Ekman, Per Olov Enquist, Lars Gustafsson, Göran Tunström, e Theodor Kallifatides, di origine greca.
La narrativa continua a svilupparsi negli ultimi due decenni del Novecento; e nonostante i dubbi postmoderni sulla possibilità di cogliere la realtà attraverso il linguaggio, e i conseguenti giochi metanarrativi con le forme del racconto, resta piuttosto forte una linea di sguardo realistico e sociale, che spesso esprime empatia verso la condizione quotidiana delle persone normali (o normalmente nevrotiche), a esempio con Inger Edelfeldt e Jonas Gardell. Spiccata è la voce femminile, che ha ottenuto risonanza internazionale con Marianne Fredriksson e la già citata Kerstin Ekman, ma che presenta altre voci interessanti. L’affermazione editoriale a livello mondiale di una buona narrativa svedese di intrattenimento è evidente con i bestseller dei giallisti Henning Mankell, Håkan Nesser e Liza Marklund eredi della coppia degli anni Settanta Maj Sjöwall e Per Wahlöö – con i romanzi storici di Jan Guillou e con i racconti di mare di Björn Larsson. Una linea di narrativa più filosofica ed esistenziale è rappresentata da Carl-Henning Wijkmark. Le novità interessanti all’alba del sec. XXI provengono dalla periferia: può trattarsi del romanzo Musica rock da Vittula di Mikael Niemi, ambientato nella regione settentrionale di confine tra Svezia e Finlandia; oppure del singolare impasto di svedese, lingue degli immigrati e hip hop, tipico dei grandi quartieri satellite delle maggiori città e ricreata ad arte nei romanzi di Jonas Hassen Khemiri, di madre svedese e padre tunisino. Nel filone letterario per l’infanzia, così importante in Svezia, ricordiamo Pija Lindenbaum, molto attiva negli ultimi decenni e vincitrice dell’Astrid Lindgren Award.
Il Novecento
Parlando di poesia, nel primo Novecento Bo Bergman esprime lo spleen moderno ancora in versi con metro e rima; mentre Vilhelm Ekelund, conoscitore di Leopardi e cultore del retaggio classico, sperimenta il verso libero. La dissoluzione modernista delle forme poetiche tradizionali giunge con il giovane Pär Lagerkvist (premio Nobel nel 1951), voce svedese ed europea della crisi esistenziale del nostro tempo. Lagerkvist e H. Bergman sono anche i drammaturghi che nel segno dell’eredità strindberghiana e dell’espressionismo rinnovano il teatro. La generazione di Lagerkvist ha anche scrittori d’ispirazione psicologistica, come Fritiof Nilsson Piraten e ironico-umoristica, come Frans Gunnar Bengtsson.
La poesia tra le due guerre può essere moderna nei temi restando legata al metro e alla rima, o proseguire la lezione modernista con Artur Lundkvist, il movimento «Cinque giovani» e il grande Gunnar Ekelöf. Il movimento dal basso e la spinta alla democratizzazione, che coincidono con l’egemonia socialdemocratica a partire dagli anni Trenta, spiegano l’affermazione di una vasta schiera di originali narratori autodidatti e proletari, tra i quali Vilhelm Moberg, Ivar Lo-Johansson, Eyvind Johnson (Premio Nobel nel 1974) e Harry Martinson (1904-78); soprattutto negli ultimi due lo sguardo sociale si combina alle forme più innovative del romanzo novecentesco.
Tra gli autori maturati durante e dopo la seconda guerra mondiale meritano menzione i poeti modernisti Erik Lindegren e Karl Vennberg, attenti soprattutto a Eliot, e i narratori Stig Dagerman e Lars Ahlin. Si può considerare una reazione vitale all’età dei totalitarismi e delle guerre anche la moderna letteratura svedese per bambini e ragazzi che nasce con Astrid Lindgren nel secondo dopoguerra, antinormativa, antiautoritaria e molto vicina alla sensibilità dei più giovani, e che si sviluppa con originalità lungo tutto il secondo Novecento, a partire da Maria Gripe fino a Ulf Stark e Annika Thor. Negli anni Cinquanta comincia anche ad affermarsi in Svezia e nel mondo la cinematografia di Ingmar Bergman, importante per la letteratura sia per la spiccata letterarietà del suo universo (l’eredità di Strindberg), sia per il valore oggettivo di quei “semilavorati” che sono le sue sceneggiature.
La poesia modernista si sviluppa tra anni Cinquanta e Sessanta con voci di un umanesimo più esistenziale, con Tomas Tranströmer (Premio Nobel per la letteratura nel 2011) o più politico, con Göran Sonnevi. La protesta contro l’imperialismo usa, la guerra nel Vietnam, la società capitalista e consumistica caratterizza fortemente la letteratura degli anni Sessanta. Il reportage di denuncia diventa un genere emblematico con Jan Myrdal e Sara Lidman.