La letteratura russa del postcomunismo
Nel passaggio dagli anni Ottanta agli anni Novanta la perestrojka gorbacëviana e il crollo dell’Unione Sovietica hanno creato in Russia rivolgimenti politici e sociali di enorme portata. Anche la letteratura ne è stata profondamente coinvolta, tanto che nei primi anni Novanta si è assistito a un’eccezionale fioritura di pubblicazioni e iniziative, un reading boom orientatosi sostanzialmente in quattro direzioni: l’emergere della letteratura russa fino ad allora proibita e la riscoperta del retaggio modernista degli inizi del XX secolo – fin dalla fine degli anni Ottanta con grande scalpore vennero pubblicati la versione integrale de Il Maestro e Margherita di Bulgakov, Il dottor Zivago di Pasternak, i romanzi di Andrej Platonov, le poesie di Anna Achmatova, i saggi di Vasilij Rozanov; il ritorno degli scrittori emigrati le cui opere in patria erano in parte conosciute solo attraverso i canali clandestini – Iosif Brodskij (Premio Nobel per la letteratura nel 1987), Sergej D. Dovlatov, Gajto Gazdanov, Vladimir Nabokov, Andrej Sinjavskij, Aleksandr Solzenicyn (Premio Nobel per la Letteratura nel 1970), Vladimir Vojnovič; la traduzione di autori moderni o postmoderni, ancora poco conosciuti in Russia; e, infine, l’apparizione di autori che, alla ricerca di forme di espressione innovative, spesso coniugano l’interesse per il postmodernismo occidentale con le multiformi esperienze dell’underground sovietico – Timur Kibirov, Dimitrij A. Prigov per la poesia e Venedíkt Eroféev, Eduard Limonov, Vladimir Makanin, Ljudmila Petrusevskaja, Sasha Sokolov, Vladimir G. Sorokin, Tat’jana Nikiticna Tolstaja per la prosa. Nella narrativa di genere ricordiamo ancora Arkadij e Boris Strugackij, tra i massimi esponenti della narrativa del fantastico mondiale. Verso la fine degli anni Novanta, tuttavia, la catastrofe economica (il crollo del rublo del settembre ’98) e la massiccia penetrazione dei modelli occidentali anche nei costumi dei lettori sconvolgono il sistema editoriale russo, fino ad allora fondato essenzialmente sul ruolo guida delle riviste letterarie e non sul mercato. La desacralizzazione del fatto letterario attuata dagli autori postmoderni da un lato e dall’altro l’esigenza di una letteratura di consumo che andasse incontro ai mutati gusti delle masse hanno determinato il successo di scrittori come Viktor O. Pelevin, capace di cogliere l’umore del tempo con le sue esuberanti satire della società sovietica e postsovietica e con la sua scrittura attentissima ai gusti dei lettori (new age, pop-buddismo, fantascienza, manga giapponesi), al tempo stesso orientata verso la tradizione classica gogoliana. Si va formando così una letteratura di consumo, d’intrattenimento ma di qualità, nei suoi esempi migliori anche autoironica (l’epica futurologica di M. Fraj, i gialli-rosa di Dar’ja Doncova, i romanzi che parodiano i film d’azione hollywoodiani di V. Sergeev o le trame “intelligenti” ma leggere di D. Bavil’skij o di Aleksej Slapovskij), che risponde alle esigenze di una nuova middle class che sta timidamente emergendo. La narrativa di genere si impone nelle vendite (tra i libri russi più venduti negli ultimi tempi si conta I guardiani della notte pubblicato nel 1998 da Sergej Luk’janenko, primo atto di una serie horror-fantascientifica già trasposta in film di successo), ma anche all’attenzione degli studiosi. Nel contempo, la letteratura continua a riflettere gli orientamenti e le tendenze della società russa, facendosi portabandiera delle istanze nazionalistiche e di nostalgie imperiali in romanzi fantapolitici, come Il morso dell’angelo di Pavel Krusanov, o Ortografia di Dmitrij Bykov, e nelle controverse opere anarco-comuniste e antisemite di A. Prochanov, oppure dando voce alle più dolorose problematiche esistenziali e sociali – la letteratura di guerra sulla Cecenia e l’intensa narrativa di Ljudmila Evgen’evna Ulickaja. Tra i contemporanei ricordiamo ancora Marina Stepnova, Mikhail Shishkin oppositore del regime, Dmitry Glukhovsky uno dei più noti scrittori di fantascienza, incluso nella lista dei ricercati del Cremlino per le sue posizioni sulla guerra in Ucraina.